Nei giorni scorsi i fisioterapisti palermitani, collaboratori col consorzio Sisifo, hanno ottenuto fino al 23 novembre, data della sentenza definitiva del TAR per l’assegnazione delle cure domiciliari, retribuzioni di Euro 25 per accesso.
Scrivono in una nota i fisioterapisti palermitani: “È un avvenimento che segna uno stacco importante dal passato, fatto da decenni in cui i professionisti non erano in grado di far sentire la loro voce a causa della mancanza di coesione. Il disservizio provocato ha messo in allarme anche le Forze dell’Ordine dato che la cooperativa non è stata in grado di coprire le assistenze territoriali, data l’impossibilità di trovare professionisti, lasciando i pazienti senza prestazioni essenziali”.
Cosa accadrà adesso? E’ ancora la nota che lo spiega: “In seguito al 23 novembre verrà intavolata una nuova discussione per ritrattare i compensi e renderli definitivi, cosa che i fisioterapisti auspicano per evitare un nuovo disservizio alla popolazione, unica arma a disposizione dei professionisti per far valere la loro voce all’interno di un mondo della sanità sordo e indifferente.
Per adesso si porta a casa una vittoria simbolica, che innalza la dignità della figura, ma una professione non è costituita solamente da mera retribuzione ed è fatta anche di altro che le attribuisce valore. Il futuro è pur sempre incerto, ma una sicurezza rimane: i fisioterapisti palermitani si sono compattati per la prima volta”.
Aggiunge il portavoce dei fisioterapisti: “La nostra è soltanto una tregua a beneficio dei pazienti che sono rimasti senza assistenza, ma puntualizziamo che dopo la sentenza del Tar riprenderemo il disservizio affinché le istituzioni prendano con la giusta considerazione la nostra situazione lavorativa indecorosa”.
Qualche giorno fa, intervistato da BlogSicilia, il portavoce dei fisioterapisti in protesta aveva detto: “Abbiamo assistito ad una sorta di calciomercato che ha ulteriormente alimentato il nostro malcontento, per questo abbiamo deciso di dire basta”.
E’ caos sull’Adi, il servizio di Assistenza domiciliare integrata. Centinaia di fisioterapisti siciliani, circa duecento solo nel Palermitano e nel Catanese, non sanno cosa ne sarà di loro, per cui hanno deciso di protestare.
Partiamo dall’antefatto. Resta almeno per il momento nelle mani dell’Ati Osa-Sisifo il servizio di assistenza domiciliare a Palermo e provincia. Così è stato deciso dal Tar che ha accolto la sospensiva presentata da alcune associazioni di tutela dei diritti dei disabili rilevando una serie di criticità nell’avvenuto passaggio del cambio di gestore sulla base di una direttiva dell’Asp di Palermo a partire dallo scorso 1 novembre. In ballo c’è un’attività di assistenza che riguarda circa 5 mila utenti.
L’Asp di Palermo eroga da anni il servizio di assistenza domiciliare integrata, conosciuta come Adi. Tale servizio, dal 2013, è garantito dalla Ati Osa/Sisifo che ancora oggi opera per effetto di numerose proroghe. Nell’ottobre 2020 l’assessorato regionale della Salute, con apposito decreto, ha avviato “il percorso finalizzato all’accreditamento degli erogatori per l’assistenza domiciliare ex articolo 22 del Decreto della presidenza del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017”, prevedendo che “fino alla contrattualizzazione” dei soggetti accreditati il servizio venga garantito dagli attuali erogatori.
L’Asp di Palermo, invece, con delibera del 14 ottobre scorso, ha disposto l’avvicendamento dell’attuale erogatore, quindi l’Ati Osa- Sisifo, con altro soggetto, vale a dire l’Rti Osa-Medicasa, risultato vincitore di una precedente procedura selettiva risalente ad anni prima. Contro tale provvedimento hanno proposto ricorso, davanti al Tar Sicilia della sezione di Palermo, con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, alcune associazioni di tutela dei diritti dei disabili ed i genitori di minori disabili gravi che, attualmente, usufruiscono del servizio di assistenza domiciliare integrata.
In particolare, con il ricorso, gli avvocati Rubino e Impiduglia hanno rilevato come l’avvicendamento dei soggetti erogatori, già a partire dall’1 novembre scorso, fosse illegittimo in quanto adottato senza tenere in alcun modo conto del decreto assessoriale relativo all’accreditamento (nelle more del quale era stato inizialmente differito l’avvicendamento), senza accertare il superamento di alcune problematiche già esistenti e rilevate dalla stessa Asp relative al passaggio di consegne e nonostante il procedimento di accreditamento dei soggetti erogatori fosse già stato avviato.
Con il ricorso è stato anche evidenziato come tale avvicendamento poteva arrecare un gravissimo pregiudizio per i disabili in termini di continuità dell’intervento assistenziale, di continuità organizzativa, di trattamento e sicurezza dei propri dati sensibili. I disabili, infatti, da un momento all’altro si sarebbero trovati a dovere cambiare soggetto erogatore nelle more dello svolgimento del proprio “Piano Assistenziale Individualizzato” (Pai), senza poter attendere neanche il suo completamento.
Il presidente della terza sezione del Tar di Palermo, Maria Cristina Quiligotti, condividendo i motivi del ricorso sulla gravità del danno, ha sospeso il provvedimento dell’Asp di Palermo relativo al contestato avvicendamento e fissato l’udienza camerale per entrare nel merito il prossimo 23 novembre. Nelle more che per l’appunto si tenga questa udienza nessun avvicendamento potrà avvenire e l’attuale erogatore, l’Ati Osa-Sisifo, continuerà a garantire il servizio di assistenza domiciliare integrata.
“Si tratta di un sistema completamente malato – aveva spiegato il portavoce -. Iniziamo dal fatto che noi non veniamo assunti come dipendenti, bensì abbiamo un contratto come liberi professionisti. Siamo tutti partite iva, retribuiti sulla base delle prestazioni mensili, tuttavia abbiamo un vincolo lavorativo con le cooperative per cui dobbiamo garantire l’assistenza. Non godiamo di ferie retribuite o di indennità di malattia, né di rimborsi spese. Paghiamo le tasse come tutte le partite Iva. Sotto il profilo economico-contrattuale siamo in una posizione assai difficile. Siamo sottopagati e la nostra professionalità non è affatto riconosciuta. Basta dire che la nostra retribuzione ammonta a 15,90 euro lordi a prestazione nella provincia di Palermo e 13,50 euro lordi a prestazione nella provincia di Catania e già c’è una disparità di trattamento”.
I fisioterapisti vogliono adesso “ridare dignità alla professione. Non accettiamo più queste condizioni. Attendiamo che venga dato ascolto alle nostre legittime richieste”.