C’era una volta l’esigenza di rimpasto alla Regione siciliana. O meglio, c’era un a volta l’urgenza di cambiare. A distanza di un mese dalle elezioni europee che hanno disegnato un quadro di equilibri diverso nei due poli di centrodestra e di centrosinistra, la pressione per la sostituzione di alcuni assessori nella giunta Schifani sembra essersi assopita. Complice, probabilmente, la dichiarazione del governatore che non intende modificare quegli equilibri, piuttosto sostituire le pedine che occorre cambiare ma rifacendosi sempre al risultato delle regionali di due anni fa.
Rimpasto, avanti piano
Quel rimpasto urgente e indifferibile fino ad un paio di settimana fa sembra essere passato già fra le cose un po’ meno urgenti.
Una buona notizia per il presidente della Regione, Renato Schifani, che di rimpasto in senso stretto non vuole parlare ma preferisce mettere a punto un percorso semplice e veloce per sostituire due o tre pedine. Magari aggiungendo alla lista anche qualcuno che proprio non ama anche se sostenuto dagli alleati. E a ben vedere sono almeno un paio gli assessori che non piacciono a Schifani. Sicuramente, comunque, non vuole aprire il coperchio dei difficili equilibri interni alla maggioranza.
Un silenzio che aiuta
Dunque un po’ di silenzio per lavorare sotto traccia non guasta. In ogni caso è utile e opportuno attendere il pronunciamento d’appello per Luca Sammartino che ha chiesto al tribunale del riesame la revoca dell’interdizione dai pubblici uffici. L’udienza si è tenuta il 26 giugno e il magistrato si è pronunciato su altre posizioni ma non su quella dell’ex vice presidente leghista della Regione. Formalmente ha 30 giorni di tempo per esprimersi dunque fino al 25 luglio.
Da due a quattro nomine necessarie
L’unica cosa certa è che bisognerà coprire due posti vacanti: quello all’agricoltura lasciato proprio da Sammartino, dimessosi per la vicende personali, e quello all’Economia che sta per lasciare Marco Falcone che va Bruxelles. Quasi certamente, poi, bisognerà coprire anche quello al territorio visto che Elena Pagana dovrebbe lasciare, e forse anche la sanità oltre ad assegnare la vice presidenza. Ma non ci sarà rimpasto di deleghe nelle intenzioni di Schifani.
Ma intanto incombono provvedimenti necessari come l’assestamento di bilancio e i passaggi preparativi per la predisposizione del Defr, il documento di economia e Finanza e tutto ciò che serve al bilancio preventivo 2025 per non trovarsi poi a fare le cose di corsa da settembre magari rischiando un esercizio provvisorio. Una cosa decisamente da evitare.
La resa dei conti a sinistra
Se il problema del centrodestra è trovare spazio per tutte le sue anime, a sinistra ci sono altri problemi. In particolare nel Pd si è aperta la stagione precongressuale in un clima da resa dei conti. Il capogruppo all’Ars Michele Catanzaro non fa mistero delle sue critiche al segretario regionale Anthony Barbagallo che, però, ha l’appoggio del partito nazionale. I dem alle elezioni hanno resistito con le unghia e con i denti ma non basta se si vuole essere alternativa alle prossime regionali. E nell’isola sembra che tutte le correnti abbiano deciso di cambiare corso rispetto alle indicazioni fin qui arrivare dalle sfere romane magari di estrazione siciliana ma non più abbastanza forti nel territori, secondo i compagni.
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