Quattrocento anni del ritrovamento del corpo di santa Rosalia nella sacra grotta di Monte Pellegrino. “Viva Palermo e santa Rusulia” è il motto che anima le strade del capoluogo siciliano il 14 luglio di ogni anno. Fiumi di gente, folclore e spiritualità si mescolano creando uno spettacolo conosciuto e ammirato da ogni parte del mondo.
La sera del 14 luglio, la città si ferma per dar vita alle celebrazioni della santa: il carro che porta le reliquie, metafora del trionfo sulla peste, diventa ben presto l’elemento cardine e necessario allo spettacolo che annualmente richiama migliaia tra abitanti e turisti.
Scopriamo com’è cambiato negli anni il carro del festino.
Il festino di Santa Rosalia, uno degli eventi più importanti della città di Palermo, celebra ogni anno la patrona della città con una processione ricca di storia e tradizione. Uno degli elementi chiave di questa celebrazione è il carro, un manufatto che negli anni ha assunto diverse forme e significati, riflettendo l’evoluzione della società e i valori che essa incarna.
Il carro del festino ha attraversato diverse fasi, dalla sua nascita nel 1624 fino ad oggi. Tra i primi esempi, si ricorda il carro del 1896, imponente e maestoso, ispirato allo scrittore Giuseppe Pitrè, che per le sue dimensioni non riusciva a percorrere le strade del centro storico. Nel 1924, per il 300esimo anniversario della festa, venne realizzato un carro gigantesco, tanto grande da rimanere fermo durante la processione.
Nel 1974, ispirandosi ai disegni del 1700 dell’architetto Paolo Amato, venne costruito un carro a forma di vascello barocco, alto dieci metri e lungo nove. Da quel momento in poi, il carro stesso si è trasformato in un piccolo palcoscenico coreografico, ospitando diverse rappresentazioni durante la processione.
Il nuovo millennio ha visto la realizzazione di carri sempre più elaborati e innovativi. Nel 2000 e 2001 è sfilato il carro con ali d’argento, creato nel 1998 e ulteriormente arricchito con una prua a forma di saraceno. Questo carro, disegnato dallo scenografo Fabrizio Lupo, ha viaggiato fino a New York per il “Columbus day” nel 2003 e 2004, dove è custodito fino ad oggi.
Il 2005 ha visto un ritorno alle forme barocche, con un carro ridipinto d’oro e argento e decorato con putti e statue delle quattro sante: Cristina, Oliva, Agata e Ninfa. In quell’anno è stata anche realizzata una nuova statua di santa Rosalia, opera di Maurizio Montaina e dipinta da Fabrizio Lupo, ispirata alla statua seicentesca di Giovanni Battista Ragusa: la “santuzza” venne rappresentata con un sorriso appena accennato e con i capelli sciolti mentre guarda il suo popolo e si staglia da un nuvola collocata su una raggiera d’orata mentre impugna nella mano destra una piccola croce ricoperta d’oro. Con la mano sinistra regge invece il suo ampio drappeggio. Col piede sinistro schiaccia il serpente, simbolo della peste.
Nel 2007, il festino ha introdotto la novità di più carri in processione, abbandonando le forme barocche per un peschereccio di tonni, simbolo del lavoro e della tradizione marinara. La vela, interamente realizzata in Swarowsky, conferiva un’aura di preziosità alla Santuzza.
Il carro del 2019 ha visto la partecipazione dei detenuti, un simbolo di riconciliazione e di speranza per chi vive in situazioni di difficoltà. Ideato da Fabrizio Lupo, il carro è stato ispirato agli sgabelli delle carceri borboniche. Nei fori del grande sgabello centrale sono state raffigurate le quattro sante: Agata, Cristina, Ninfa e Oliva.
Il carro del 2023 invece si ispira a due eroi siciliani: Biagio Conte e padre Pino Puglisi. Realizzato con materiali di risulta, il manufatto incarna l’idea di sostenibilità ambientale e unisce presente e passato, tradizione e contemporaneità. Realizzata da Filippo Sapienza, 34 anni e laureato in storia dell’arte e specializzato in arte sacra, l’opera, ha affascinato migliaia di cittadini con una mezza luna con la statua di santa Rosalia posizionata nella parte inferiore e sopra la quale sono state poste delle nuvolette e degli angioletti.