Venti di rimpasto alla Regione siciliana anche se c’è chi vorrebbe proprio evitarlo. Il rischio è che tolto il coperchio a questa pentola che bolle, possa tracimare troppa acqua tenuta ben dentro. L’equilibrio di questa maggioranza, tenuto dal Presidente Schifani, viene stirato un poco di qua e un poco di la. C’è Forza Italia che si fa forte del risultato elettorale che lo vede primo partito nell’isola ma deve fare i conti con gli alleati interni ovvero MpA, Noi Moderati ed anche, perché no, Cuffaro che rivendicano il ruolo in questo successo. Poi c’è Fratelli d’Italia che è comunque il primo partito nel Paese e resta il primo nel collegio Sicilia Sardegna con il capogruppo Assenza che  mette paletti ricordando che senza gli “ospiti” centristi Forza Italia sarebbe ancora dietro FdI.

L’ultimo banco di prova

Insomma il capitolo Europee appena chiuso avrà importanti ripercussioni del voto in sede locale e soprattutto guardando al futuro che si chiama Regionali 2027.

Le Europee nell’Isola hanno rappresentato l’ultimo banco di prova prima della nuova chiamata ai seggi per il rinnovo dell’Assemblea regionale. Segnando già gli scenari del prossimo rimpasto di giunte, che Renato Schifani aveva già annunciato in campagna elettorale.

I rapporti di forza nella coalizione

Nel day after elettorale, a pesare sono i rapporti di forza nella coalizione, con la vittoria di Forza Italia al di qua dello Stretto e più di un pizzico di delusione di Fratelli d’Italia: elegge due eurodeputati, è il primo partito nel collegio ma resta al secondo posto nell’Isola. Anche nel corso della nottata dello scrutinio elettorale, non c’è entusiasmo al quartier generale meloniano.

In Fratelli d’Italia si festeggia risultato nazionale ma c’è sorpasso forzista

Si gioisce per il risultato nazionale, ma si fanno i conti sia col sorpasso forzista, che coi dati delle preferenze che rispondono solo in parte alle aspettative della vigilia: i soli voti di Edy Tamajo sfiorano la somma delle preferenze per Giuseppe Milazzo e Ruggero Razza.

Tuttavia, la coppia di neoeletti sancisce la vittoria dell’asse tra Carolina Varchi e Gaetano Galvagno dentro il partito. Quanto questo nuovo asse possa insidiare le due segreterie regionali rette da Salvo Pogliese e Giampiero Cannella, è presto per dirlo.

Assenza va dritto al punto, “Nostro partito più votato”

Ma un indizio arriva già in serata: dopo una giornata di silenzio, a commentare il dato elettorale è il capogruppo all’Ars Giorgio Assenza, che non gira attorno alla polemica: “Il nostro partito è quello più votato, considerato che la lista di Forza Italia è un contenitore pure di decine di migliaia di consensi provenienti da Mpa, Noi Moderati e Dc”.

Schifani, “Risultato dovuto a partito unito”

Non che in quella lista le cose vadano meglio. Schifani interviene in serata per sottolineare che “il 23 per cento prima era imprevedibile e impensabile: lo si deve eventualmente a un partito unito, a un’azione nazionale di Antonio Tajani e Marcello Caruso”.

Gli “ospiti” di Forza Italia battono cassa

Ma gli “ospiti” della lista – che mancano il risultato, non eleggendo né Caterina Chinnici, né Marcello Dell’Utri – non hanno nessuna intenzione di ricevere una pacca sulla spalla in cambio del contributo alla lista.

Per Lombardo il risultato di Chinnici si attesta come “vittoria morale della competizione”, mentre il leader Mpa punta il dito contro “certe terzine ‘ad exludendum’ della capolista”, in riferimento alle indicazioni di voto della Dc, che favorivano Tamajo, Dell’Utri e Bernadette Grasso. Marco Falcone, forte dei 100mila voti di preferenza, sbotta: “Siamo riusciti ad aggregare energie senza l’apporto di nessun altro partito o movimento ‘ospite’ in Fi. Si direbbe ‘soli contro tutti’. Su questi aspetti e sui numeri sono già aperte le riflessioni interne al nostro movimento.

Saverio Romano il suo conto lo aveva presentato subito ieri stesse: “Con il vostro contributo la lista conferma il secondo posto nella coalizione a livello nazionale. E grazie ai 70mila voti di Massimo Dell’Utri FI ottiene due seggi in Sicilia”.

I possibili scenari in giunta

Tutte brevi anteprime di una resa dei conti già iniziata. Il primo banco di prova sarà il rimpasto di giunta. Nelle sliding doors di Palazzo d’Orleans, la prima a liberare la scrivania potrebbe essere la meloniana Elena Pagana, moglie del neoeletto Razza, che cederebbe il posto all’ex presidente della commissione bilancio all’Ars Giusy Savarino.

Nella Lega si apre la successione a Luca Sammartino in giunta ma non è scontato che dopo l’elezione di Stancanelli e il risultato elettorale di Annalisa Tardino per lei possano aprirsi le porte della giunta. In parecchi si aspettavano qualcosa in più da lei ma anche dall’assessore in carica Mimmo Turano.

Nella Dc di Totò Cuffaro resta in attesa il presidente della commissione Affari istituzionali all’Ars Ignazio Abate. Complice anche il sostegno a Tamajo, che nel Ragusano (la provincia di Abbate) ha portato a casa quasi settemila voti. Ma non è detto che Abbate sia l’unico nome che la Dc possa mettere in campo. Proprio Tamajo non ha ancora sciolto la riserva sul suo futuro anche se i bene informati lo danno come intenzionato a restare “Sono a disposizione del partito” si limita a dire. Se dovesse scegliere Strasburgo, al suo posto all’Ars subentrerebbe Francesco Cascio, mentre al posto di Falcone verrà proclamato Salvo Tomarchio.

L’improbabile voce su Caterina Chinnici

Più complicato il puzzle delle sostituzioni in giunta per i forzisti: tra i nomi in campo, gli stessi Francesco Cascio e Salvo Tomarchio ma circola anche l’ipotesi di Caterina Chinnici in sostituzione di Giovanna Volo. Potrebbe essere chiamata a gestire l’assessorato Sanità nella giunta del suo sfidante alle ultime Regionali. Una eventualità estremamente remota visto che, rinunciando probabilmente al seggio Edy Tamajo, la Chinnici proseguirebbe la sua esperienza in Europa che dura da dieci anni.

Il doppio salto mortale dell’assessore catanese Salvo Tomarchio

Per Salvo Tomarchio, assessore della giunta Trantino a Catania, invece, potrebbe profilarsi un doppio salto mortale. Con l’addio di falcone direzione Bruxelles, Tomarchio diventa deputato e c’è chi lo vorrebbe passare subito da palazzo dei Normanni a Palazzo d’Orleans entrando nella giunta Schifani ma continuando ad occuparsi di territorio ed Ambiente quindi al posto di Elena pagana mentre Giusy Savarino potrebbe avere la strada spianata verso l’assessorato all’Economia avendo già esperienza in Commissione. Due uscite (Falcone e Pagana) e due ingressi (Savarino e Tomarchio) quindi ma resta da coprire il posto all’agricoltura  e se non sarà Tardino la questione è spinosa anche perchè potrebbe aprirsi un valzer sulle deleghe. Una rotazione non da poco visto che restano alcune antipatie originali del presidente Schifani che non gradisce qualche nome della sua giunta. Senza contare che il risultato elettorale di un altro assessore di FdI, Elvira Amata, non è proprio stratosferico

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