“Dire ora, senza aver letto le motivazioni, se ricorreremo in Cassazione contro la sentenza di ieri, sarebbe un inammissibile passo in avanti”. Lo dice Anna Maria Palma, procuratore generale facente funzioni di Palermo, a proposito dell’intenzione dell’accusa di impugnare la sentenza della corte d’assise d’appello che ieri, ribaltando il verdetto di primo grado, ha assolto gli ex ufficiali del Ros, Mori, Subranni e De Donno e l’ex senatore Dell’Utri al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.
“La sentenza – spiega Palma, che regge l’ufficio in attesa della nomina del nuovo procuratore generale – potrebbe anche convincerci, perciò attendiamo di leggere le motivazioni prima di qualunque decisione”.
Anna Maria Palma è l’ex pm del pool che indagò sulla strage di via D’Amelio. Era stata indagata (e poi archiviata dalla Procura di Messina guidata da Maurizio De Lucia) insieme al collega Carmelo Petralia. L’accusa per i due magistrati era di “concorso in calunnia aggravata” nelle indagini sulla morte di Paolo Borsellino.
Messina archiviò le indagini e Fiammetta Borsellino commentò amaramente: “Cane non mangia cane. Chi ha lavorato male, permettendo che certe nefandezze accadessero, non farà i conti con la giustizia, ma non potrà sfuggire ai conti con la propria coscienza”. Restano gli interrogativi su chi imbeccò la “falsa verità” raccontata dal falso pentito Vincenzo Scarantino.
“Per un giudizio più attento, più ragionato, come credo sempre si dovrebbe fare, bisogna leggere le motivazioni e capire perché una Corte di assise ha ritenuto determinati elementi fondanti e sostenibili ai fini di arrivare a condanne così importanti e un’altra Corte di assise non lo ha ritenuto”, avverte Gabrielli.
Nel frattempo, “per fortuna gli imputati sono stati in qualche modo, almeno fino a che non interverrà un giudizio in Cassazione, sottratti anche a una gogna mediatica. E di questo sono profondamente felice per loro, però da un punto di vista dell’analisi del giudizio dovremo leggere le motivazioni”.