«Conosco il Covid-19 molto bene. Abbiamo visto morire molte persone. La mortalità dei pazienti ospedalizzati è una caratteristica di questa malattia. Come clinico non voglio esprimere nessun parere: qualunque tipo di intervento che possa aiutare a debellare l’infezione ben venga. Tuttavia, ne esprimo uno da metodologo della ricerca e da chi fa parte dei comitati etici da 20 anni. Ho una perplessità sul metodo. Ci sono state le dichiarazioni dei sponsor prima della pubblicazione dei risultati. Ci sono state le dichiarazioni del mondo della politica, non solo a livello italiano e regionale ma soprattutto in ambito internazionale. Sono state comunicate le somministrazioni prima dell’autorizzazione degli enti preposti. Ecco perché sono perplesso. Spesso si pensa che la pubblicazione su una rivista scientifica sia la verità ma non lo è».
Così Salvatore Corrao, direttore UOC di medicina interna all’ospedale Civico di Palermo, ospite in studio di Casa Minutella, il talk show condotto da Massimo Minutella su BlogSicilia.it e VideoRegione.
Corrao ha spiegato: «Mi sarei atteso un periodo di follow-up, cioè seguire i pazienti per qualche mese in più ma e non per solo 43 giorni. Di solito, infatti, un vaccino si testa per qualche anno ma ci troviamo, lo so, di fronte a una situazione di emergenza. Però, mi sarebbe piaciuto che l’efficacia fosse stata testata su un campione più numeroso. Tuttavia, ricordo che l’efficacia del vaccino non coincide con l’immunizzazione. La vera efficacia sarà misurata quando abbatteremo, in modo costante, i ricoveri per il Covid-19».
Corrao ha anche citato un esempio: «Il vaccino australiano, nonostante l’effivaccia, è stato interrotto per un motivo: produce gli anticopri ma genera molti test per l’HIV positivi. Demolisce, quindi, la possibilità di fare lo screening per l’HIV. Non mi pare che questa notizia risulti da alcuna pubblicazione. Quindi, i vaccini attuali generano un falsa positività per l’HIV? Il rigore metodologico, infatti, ha una serie di risvolti. Io non sono né No VAX né Pro VAX ma rispetto le regole metodologiche».
ANTONIO CASCIO, primario di Malattie Infettive del Policlinico di Palermo
Quanto detto da Corrao è stato commentato da Antonio Cascio, primario di Malattie Infettive del Policlinico di Palermo: «Mentre il ricercatore studia, il paziente muore. Tutto è stato fatto con celerità, con la massima urgenza. Le tante osservazioni del prof. Corrao, seppur legittime, in questo contesto perdono forza. Fingendo di pensare che questo vaccino non sia efficace – ma io non lo credo – intanto abbiamo questo e lo facciamo. Poi, magari, ci saranno altri vaccini ancora più efficaci».
Il prof. Cascio ha aggiunto: «I vaccini per fortuna sono stati preparati molto in fretta. Inoltre, sono state poste in essere tantissime energie a livello mondiale. Alcune sperimentazioni sono state abbreviate, facendo sovrappore le fasi 2 e 3, ovvero quelle più lunghe. Il vaccino è sicuro. Nella peggiore dell’ipotesi il vaccino non proteggerà in maniera completa».
Il prof. Cascio, tra l’altro, è stato tra i primi vaccinati in Sicilia: «Sto bene. Non ho avvertito neanche la puntura dell’ago. A distanza di 12 ore ho avvertito solo una leggere dolenzia nella sede dell’inoculazione ma ora, dopo 48 ore, non ho completamente nulla. Sto benissimo».
Cascio, infine, ha ricordato che «la priorità deve essere massima negli ospedali e nelle RSA. Dobbiamo evitare i focolai».
Massimo Geraci, primario del Pronto Socorso dell’ospedale Civico
In collegamento anche Massimo Geraci, primario del Pronto Soccorso dell’ospedale Civico di Palermo, il primo siciliano ad essere vaccinato: «Sto benissimo. Non ho avuto neanche quelle reazioni che, magari in passato, si sono verificate con i vaccini anti influenzali. Perché in alcuni casi è normale il dolore nel punto d’inoculazione, la febbricola nelle 24 ore successive. Nulla di tutto questo».
Geraci ha spiegato: «L’immunità non si consegue subito dopo il vaccino. Ci vuole il secondo richiamo. Infatti, a distanza di una settimana dalla seconda dose si dovrebbe verificare l’immunità. Inoltre, anche i vaccinati possono essere contagiosi. Dobbiamo poi ricordare che l’immunità non è permanente. Ecco perché resta importante preservare e conservare le buone abitudini».
Geraci ha anche detto: «Lo spirito con cui abbiamo affrontato il V-DAY deve essere ricondotto alla speranza per quanti hanno combattutto in prima linea, affrontando grandi difficolta, portando sulla propria pelle le cicatrici di questa battaglia. Siamo consapevoli che non è fintita. Presto ci sarà una terza ondata, anche peggiore della precedente e deve essere affrontata con lo sprito giusto, quello della speranza ma non fondata su un’illusione. Dobbiamo avere fiducia nella scienza. Chi ha prodotto questo vaccino non è un incompetente o un improvvisatore».
Infine, la dottoressa Lucia Craxi ha detto: «La maggioranza degli operatori sanitari si vaccinerà e ritiene che possa essere necessaria anche l’obbligatorietà. I primi ad accedere al vaccino sono gli operatori sanitari perché rappresentano i nostri soldati».
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