Adottare una strategia contro lo sfruttamento e il caporalato, anche attraverso la costituzione di gruppi di lavoro specifici sulla materia. È quanto deciso durante l’ultima riunione del tavolo tecnico regionale che si è svolta presso l’assessorato della Famiglia, delle politiche sociali e del lavoro in via Trinacria a Palermo.

Le parole dell’assessore

“Questo organismo – commenta l’assessore Nuccia Albano – ha tra i suoi obiettivi quello di stimolare e indirizzare l’azione dei soggetti pubblici e privati coinvolti. Un ruolo che deve svolgere con grande responsabilità, nell’auspicio che, con questo impegno, si possa realmente migliorare la vita di chi vive una condizione di grave sfruttamento e in alcuni casi di vera e propria schiavitù”.

Il “Tavolo regionale di contrasto al grave sfruttamento lavorativo e al caporalato” intende anche rafforzare l’azione e la composizione dell’Osservatorio siciliano sul fenomeno migratorio, oltre a prevedere, nell’ambito della redazione del Piano triennale per l’accoglienza e l’inclusione e il collegato Programma annuale, una sezione dedicata come Piano regionale anti-tratta.

Il Tavolo, presieduto dall’assessore Albano è composto, tra gli altri, anche dall’assessorato dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea; dal dirigente dell’Ufficio speciale immigrazione; e dai dirigenti generali regionali di Famiglia e politiche sociali, Orientamento, Pianificazione strategica, Attività sanitarie e osservatorio epidemiologico, Formazione professionale, Agricoltura e Sviluppo territoriale, che hanno partecipato direttamente o attraverso loro delegati.

L’operazione

Continuano intanto i casi anche fuori dalla Sicilia. Caporalato nella campagne del Ravennate, dove in seguito a indagini dell’Ispettorato dela lavoro sono stati scoperti dieci operai di nazionalità afgana e bengalese – tutti richiedenti asilo, formalmente assunti da una ditta agricola intestata ad un cittadino extra-comunitario parente dei due presunti «caporali» – che venivano pagati con una media di 5 euro in contanti all’ora.

I lavoranti erano nei fatti utilizzati al 100% nella raccolta da un’azienda agricola italiana, tra cui uno completamente «in nero».
Nelle loro mansioni, erano controllati a vista durante la giornata da uno dei due caporali, che si avvicendavano in questo compito. In alcune circostanze uno dei due tratteneva ai braccianti anche una quota dalla paga giornaliera

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