Il 27 gennaio di ogni anno si celebra “Il Giorno della Memoria”, ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell’ ”Olocausto”, come stabilito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 1° dicembre 2005.
Nei giorni precedenti il 27 ma anche nei successivi, solitamente si effettuano mostre, dibattiti, convegni e rappresentazioni varie per non dimenticare lo sterminio di una notevole parte di ebrei d’Europa ma anche di altri gruppi.
All’Oratorio San Lorenzo di Palermo, risalente al 1570, venerdì 31 gennaio alle 18, 30 e in replica alle 19, 30, è andato in scena un breve ed originale dramma dal titolo “Airam”- Shoah Cry 3, ideato, realizzato e diretto da Ornacif e interpretato da otto bravi performers (sette donne e un uomo) che si avvicendano, camminando con passo lento ed elegante.
Otlak è un sodomita al quale hanno tagliato le mani per evitare che si possa toccare, invoca Dio ed è punito con un bastone introdotto nell’ano.
Jerez de la Frontera, la donna lampada, sintetizza uno dei crimini più gravi commessi dalle donne naziste alle donne zingare, tagliando e staccando la pelle tatuata, dalle spalle, dilatandola e conciandola per farne dei pannelli trasparenti, per la luce di un paralume.
Najaran, che tiene un foglio bianco, racconta la profanazione dell’identità delle donne rinchiuse in lager-latrine di Birkenau che conteneva le sue generalità e adesso è una perfetta sconosciuta.
Daniella, tiene tra le braccia la casa delle bambole (il riferimento è al bordello, definito “casa della gioia” dove belle e povere sventurate subivano sevizie e umiliazioni); il medico Josef Mengele (l’angelo della morte) col nitrato d’argento bloccava le mestruazioni e, sorridendo, infilava un ferro infuocato nell’utero.
Larissa, alla quale un nazista ha sparato al figlioletto in testa, solo per il piacere di sentirne il suono: e parte del cervello del piccolo è rimasto nella manica del cappotto.
Aloha, una deportata che col suo racconto non riesce a descrivere gli orrori a cui assisteva, avendo anche lei subìto gli annullamenti dei sensi (vista, voce…)
Every, la protagonista nel ruolo di Airam, nella sua disperazione, essendo stata violentata da un Kapò, cercava di non far nascere il suo bambino per evitare che potesse diventare cavia del dott. Mengele Lo stesso ruolo di Airam è stato ricoperto dalla performer Jenessei, nella replica della piéce.
Jenessei, la ragazza con giacca rossa che alla fine sostiene la natività di Airam, rappresenta la pietà. Tutto si conclude con un ballo gioioso per la nascita del bambino che coinvolge tutti i personaggi.
Costumi proposti da Aloha; ottima la scelta dei brani curata dallo stesso Ornacif che rispecchiavano i periodi terribili di quel tempo. Bravi tutti gli artisti che, impegnati in ruoli non facili, hanno superato brillantemente la prova rendendo credibili i rispettivi personaggi.
Tra i presenti alla manifestazione, il pittore palermitano Ignazio Pensovecchio che ha donato a Ornacif e all’attrice Giovanna Macaluso una riproduzione della sua ultima opera dal titolo “Oceanico”, Lino Zinna, cantante e sosia ufficiale di Domenico Modugno e gli attori dello Show-Lab con il loro direttore artistico, Enzo Carnese.
(Foto-Arte dell’Immagine di Aldo Di Vita).
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