“Ci sono risorse per 1 miliardo e 200 milioni nel masterplan del Patto per il Sud, per depuratori e infrastrutture, somme approvate dalla Regione siciliana un anno fa, con la delibera 20 del 18 gennaio 2017. Cosa si sta facendo? Nulla? E’ solo un effetto annuncio?”.
Parte da questo dato la denuncia fatta dal segretario Cgil Palermo Enzo Campo nel corso della conferenza stampa sull’emergenza idrica per la quale ieri il Consiglio dei Ministri ha cxonferito poteri speciali al Presidente della Regione. Nel masterplan, a valere su risorse Fsc 2014/2010, per reti idriche, dighe e acquedotti, sono previsti 42 milioni, e per le infrastrutture idriche e irrigue c’è una somma stanziata di 52 milioni. “Non abbiamo notizie né per quanto riguarda i lavori di dighe e acquedotti – ha denunciato Mario Ridulfo, della segreteria Cgil Palermo – né per le altre opere previste tra gli interventi strategici legati all’ambiente, come per il rischio alluvioni, con 115 milioni di euro assegnati, e per il rischio idrogeologico, con 253 milioni di euro di risorse destinate”.
“Tra gli interventi ancora fermi del Piano triennale delle Opere pubbliche per Palermo ci sono anche le sottoreti di Boccadifalco, per 7 milioni di euro, la sottorete Villagrazia, 10 milioni e 200 mila euro, che dovevano entrambe partire nel 2017, e la sottorete Brancaccio-Villagrazia, opera da 30 milioni di euro, la cui realizzazione è prevista per il 2018. Quartieri in cui l’acqua non arriva già adesso ogni giorno”, aggiungono Campo e Ridulfo.
La Cgil, nel corso della conferenza stampa, ha posto anche anche un problema di governance dell’Amap “Al sindaco Orlando chiediamo che l’Amap sia messa nelle condizioni di operare nel pieno delle sue competenze- aggiunge Enzo Campo – La crisi idrica non può essere affrontata da un’azienda che da 5 anni non ha un direttore generale e il cui consiglio d’amministrazione è scaduto dal 5 luglio del 2017. Soprattutto tenendo conto del fatto che l’azienda, da quando ha rilevato Aps, ha assunto un ruolo sovracomunale, a carattere provinciale”.
Nell’attesa dei turni, di fatto il razionamento a Palermo è già partito. Da fine gennaio a Palermo la pressione si è abbassata ed è diminuita l’acqua messa in rete, si è passati da 2.700 litri al secondo a 2.300 litri al secondo. E gli effetti si sentono: dalle segnalazioni raccolte dal sindacato anche in alcune zone del entro storico l’acqua diretta non arriva più ogni giorno dai rubinetti.
Dare seguito subito al piano di requisizione di tutti i pozzi. E’ quanto chiede la Filctem Cgil Palermo, secondo la quale la crisi idrica in città si può evitare ricorrendo, nell’immediato, all’utilizzo delle acque del sottosuolo, requisendo tutti i pozzi e le sorgenti che, complessivamente, in tutta la provincia hanno una portata all’incirca di 4.530,41 litri al secondo. Questi i dati: i 27 pozzi della sola città di Palermo assicurano, allo stato attuale, una portata di 864,50 litri al secondo e una disponibilità per abitante di 109,84 litri al giorno. E 162 i pozzi nella provincia, per un totale di 1.242,34 litri al secondo, garantirebbero una disponibilità per abitante di 85,87 litri al giorno. Le sorgenti in tutta la Provincia, comprese Scillato (mediamente 700 litri al secondo) e Presidiana (mediamente 700 litri al secondo), hanno una portata di 2.373,07 litri al secondo.
“Se si considera che la popolazione residente negli 82 comuni della Provincia secondo il dato Istat del 2014 è pari a 1.276.525 – dichiara il segretario generale Francesco Lannino – e il fabbisogno idrico giornaliero per abitante è di circa 210 litri, ne consegue che il fabbisogno complessivo è di 268.070.250 litri giornalieri, equivalenti al fabbisogno al minuto/secondo di 3.102,6 litri/secondo, ovvero ampiamente soddisfatto dalla portata delle acque delle sorgenti e dei pozzi che come spiegato al momento attuale è di 4.530,41 liti/secondo”.
“La scarsità dell’acqua degli invasi dunque – aggiunge Lannino – la si può compensare esclusivamente ricorrendo all’utilizzo dei pozzi e delle sorgenti, eludendo i fantasmagorici dissalatori, che richiedono anni per essere costruiti, accrescono le diseconomie dei costi del servizio idrico integrato e peggiorano la qualità dell’acqua. Utilizzando le risorse già previste, non è più procrastinabile l’efficientamento degli acquedotti, poiché è del tutto evidente che in una situazione emergenziale è ancora più intollerabile l’abnorme perdita dell’acqua nelle reti, che in alcune parti della città, dove non sono state completate le sottoreti, e in molti Comuni della Provincia, raggiungono addirittura punte del 70 per cento”.
E la Cgil denuncia ancora la vicenda di Scillato, oggetto di un intervento per un suo utilizzo parziale fatto nell’aprile del 2017, costato 1 milione e 300 mila euro. “La crisi idrica è iniziata più di un anno fa. Non avere messo totalmente in funzione Scillato, da cui si sarebbero presi 700 litri al secondo, è stato un errore: non si sarebbero svuotati gli invasi. Dal 2007, senza l’acqua da Scillato, si supplisce con la diga Rosamarina. Solo nel 2017, per sollevare l’acqua dalla diga Rosamarina e portarla in città si sono spesi 2 milioni di energia elettrica. In pratica la metà del costo del By-Pass, risolutivo, valutato in 4 milioni 880 mila euro”. Il By-Pass sull’acquedotto di Scillato è un intervento previsto in contrada Burgitabus e Scacccciapidocchi, ricadente nei comuni di Cerda e Termini Imerese. In una nota del 31 luglio 2014 inviata all’ufficio Urbanistica, la Regione comunica al Comune che c’è un finanziamento disponibile di 3.407.00 (delibera 217 del 27 giugno 2013). Si chiede di dare conferma della volontà di far attuare l’intervento al Comune o all’Amap. Che risposta ha dato il Comune? Non è mai arrivata. L’opera per la realizzazione del by pass è tuttora prevista nel Piano Triennale delle Opere pubbliche del Comune 2016-2018 con uno stanziamento di 6 milioni di euro.
Molti invasi intanto sono già fuori uso. La Filctem e la Fillea sollecitano le opere di manutenzioni: “E’ l’occasione per pulire i bacini, coperti al 10 per cento di fango. Svuotandoli dal fango, la capienza aumenterebbe”. La Flai Cgil denuncia le perdite e le condizioni fatiscenti dell’invaso Poma, sul fiume Jato, realizzato per i terreni ricadenti nella zona di Partinico, la cui acqua è prelevata dall’Amap per Palermo. “Le rotture – dice il segretario Fazzese – causano perdite d’acqua di circa il 40 per cento, ogni anno, poiché non definitivi, si rinnovano gli interventi di riparazione per tappare le falle. La disponibilità sarebbe di 17 milioni di metri cubi d’acqua oggi ridotta a 9 milioni a causa delle perdite strutturali della rete. In maniera disinvolta si è proceduto a un prelievo da parte di Amap di circa 24 milioni mentre il prelievo irriguo è rimasto di 9 milioni”.
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