Ad un mese dalla morte di Biagio Conte, frate laico che ha speso tutta la sua vita per i poveri di Palermo, sono diverse le iniziative organizzate dai volontari per ricordarlo. Diverse le messe organizzate nella chiesa nella Missione Speranza e Carità in via Decollati dove è stato sepolto il frate.
Lunga giornata di ricordi
Una lunga giornata di ricordi e celebrazioni per ricordare la figura del missionario che tanto si è speso per realizzare diversi centri per i poveri e i bisognosi del capoluogo e non solo. Allo Sperone luogo tanto caro al frate è stato realizzato un murales in un luogo Giuseppe De Felice Giuffrida spesso al centro di cronache di spaccio.
Il titolo del dipinto, commissionato da don Ugo Di Marzo parroco della comunità pastorale Roccella-Sperone, che riprende uno scatto del fotografo Massimiliano Ferro, è ‘Quello che rimane dopo una mareggiata”.
Il murales
A realizzate l’opera l’artista palermitano Igor Scalisi Palminteri. All’iniziativa partecipano Iacp, Rotary Club Palermo Libertà, Colorificio Di Maria, Associazione Lcu Onlus, Siciliana Gru, ditta Torres e Fondazione Teatro Massimo. “Durante la pandemia – racconta don Di Marzo – Biagio Conte era passato allo Sperone, raccontando un episodio riguardo ad una croce che aveva messo nel quartiere Sperone intorno al 1992. Raccontano i testimoni di quel tempo che, all’inizio, la collocazione di questa croce trovò una certa resistenza da parte di alcune persone.
Ma, dopo un decennio circa, gli stessi che avevano osteggiato Fratel Biagio sono andati a chiedergli scusa alla Missione Speranza e Carità, che intanto lui aveva aperto e, successivamente, la croce è stata completata con il Cristo Crocifisso. Il tutto ancora è lì, ma pochi ne sanno la storia”.
Le parole a BlogSicilia dell’artista che ha realizzato il murales
“Non sia una sterile commemorazione. Le istituzioni siano vicine alle periferie”. Questo è il messaggio che l’artista palermitano Igor Scalisi Palminteri lega alla sua ultima creazione, ovvero il murale dedicato alla memoria di Biagio Conte. L’opera, che sorge in via Di Vittorio, all’interno del quartiere Sperone è un simbolo.
“Sento il grido di bisogno della gente che vive in questo luogo. Uno sfogo che non viene ascoltato. Lo vediamo facendoci una passeggiata allo Sperone. Un quartiere che è periferia nel concetto istituzionale. Un luogo lontano dal centro. E invece noi vogliamo partire dalla periferia per arrivare al centro. Anche questa è Palermo, ma non sempre viene percepita così”.
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