E’ arrivata ieri dopo due giorni di lavoro la nuova ordinanza del Presidente della Regione che paralizza la Sicilia in tutto il week-end di Pasqua. Lo Stretto di Messina adesso è blindato. Almeno per il lungo week-end pasquale.
Nella nuova ordinanza c’è anche altro. Innanzitutto si conferma il blocco delle consegne a domicilio anche di generi alimentari per tutto il week-end pasquale o meglio per i due giorni festivi del week-end. Quindi niente pizza o hamburgher o pranzo di Pasqua portato a domicilio da chi si stava organizzando e magari ha già raccolto le ordinazioni. Nei giorni di Pasqua e Pasquetta chiuse anche le attività di delivery ad eccezione di farmaci e prodotti editoriali.
Dunque si chiude a Pasqua e Pasquetta ma anche il 25 aprile e il 1 maggio e nelle domeniche a venire.
Una decisione, quella del governatore, che sta suscitando un vespaio di polemiche e contestazioni, e non solo da parte di ristoratori e commercianti del settore alimentare.
“Fino ad oggi ho condiviso ogni provvedimento del governo regionale e sono convinto che se oggi la Sicilia è tra le regioni italiane meno colpite dagli effetti dell’emergenza sanitaria sia in larga parte merito del rigore e della prontezza dei provvedimenti voluti dalla giunta Musumeci. Eppure l’ordinanza del governo regionale che prevede lo stop alle consegne a domicilio per le festività pasquali mi suona stonata e controproducente: mi auguro si faccia un responsabile passo indietro”.
Lo scrive in una nota il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè.
“Precludere alle attività commerciali – prosegue – la possibilità di consegnare a domicilio i propri prodotti nel periodo delle festività pasquali è un danno aggiuntivo e ingiustificato, alla già debole economia siciliana, oltre che psicologicamente un colpo per le famiglie già segnate da settimane di quarantena. Ho avuto modo di ascoltare le richieste di moltissimi operatori del settore alimentare, commercianti e ristoratori: tutti quanti – conclude Miccichè – chiedono di poter lavorare nei prossimi giorni, garantendo ovviamente i requisiti igienico sanitari che l’emergenza sanitaria impone. Alla loro voce unisco la mia”.
Dello stesso avviso anche il deputato regionale del M5S, Giovanni Di Caro.
“Impedire le consegne a domicilio del cibo proprio a Pasqua e pasquetta – dice – creerà ancora più caos. Questo provvedimento non eviterà gli assembramenti, che ci saranno comunque prima e dopo i due giorni di festività. Bisognava inoltre tenere in considerazione le legittime aspettative degli operatori commerciali, fermi da un mese, che vedevano nei due giorni un’occasione per riprendere fiato. Aspettative purtroppo disattese da Musumeci, che ha sbagliato a bloccare anche le consegne a domicilio per ben due giorni consecutivi”.
“Dev’essere, piuttosto, regolamentata la consegna a domicilio con le opportune cautele sanitarie. Quello delle consegne a domicilio può diventare un metodo strategico, una soluzione per ridurre l’urgenza di uscire. Il governo deve dettare le necessarie ed uniformi regole in materia di protezione dei lavoratori, i cosiddetti riders”, aggiunge la deputata Valentina Palmeri, che ha presentato questi suggerimenti, alcuni giorni fa, attraverso una mozione all’Ars e una nota a Musumeci e all’assessore Razza.
Sulla questione ieri era intervenuta anche Cna Agroalimentare Sicilia.
“Decisioni politiche non ponderate, eccessive e di scarso buon senso rischiano di generare ulteriori danni all’economia del nostro territorio rispetto a quelli, già gravi, legati agli effetti devastanti innescati dalla pandemia“, si legge in una nota della confederazione.
“Ci eravamo rivolti al Governo – affermano il presidente Michelangelo Latino e il coordinatore Tindaro Germanelli – fiduciosi che la nostra proposta, di applicare una deroga al precedente provvedimento in occasione della solennità di Pasqua a favore dei titolari o gestori di attività di produzione di cibo da asporto, potesse trovare condivisione e riscontro. Ed invece siamo qui, con grande amarezza e rabbia, a constatare come il Governo regionale si sia dimostrato insensibile alla richiesta proveniente, con forza, dalle imprese che operano nel settore alimentare: ristorazione, produzione pasti caldi, gastronomia, pasticcerie, pizzeria, focaccerie e rosticcerie. Tradotto in soldoni – aggiungono – si finisce per agevolare la grande distribuzione, perché di questo si tratta, a scapito delle piccole attività artigianali, di quegli esercizi di prossimità che ci portano a tavola prodotti freschi e genuini nel rispetto anche delle nostre tradizioni. E non riteniamo assolutamente fondata la tesi secondo cui tutto questo venga sacrificato sul nobile altare della sicurezza della salute pubblica. Perché non è così. I primi noi siamo convinti che l’obiettivo primario resta il contenimento e il contrasto al contagio, ma – sottolineano Latino e Germanelli – non è questa ordinanza che salverà l’umanità. Anzi, se vogliamo dirla tutta, questa ordinanza nasconde un serio pericolo: quello di creare da qui a domenica assembramenti davanti ai supermercati di una moltitudine di persone a caccia di prodotti da acquistare con le potenziali conseguenze del caso, e per di più si corre il rischio che anziani, che vivono da soli a casa, non potranno consumare per due giorni festivi consecutivi, solennità di Pasqua e pasquetta, un pasto caldo in quanto il servizio a domicilio viene incomprensibilmente negato. Facciamo appello ancora al Governo, ma anche a tutte le forze politiche dell’Ars, di maggioranza e di opposizione, affinché prevalga il senso di responsabilità e si dia la possibilità a queste attività produttive di offrire, sempre nel rispetto della sicurezza e delle misure restrittive previste per i giorni feriali, un servizio fondamentale alle nostre comunità e di potere così lavorare”.