Applausi e riconoscimenti per Jessica Nuccio premiata dall’associazione musicale Kaleidos. Il Teatro Massimo di Palermo ha di recente ospitato una nuova edizione della celebre opera “Turandot” di Giacomo Puccini. Lo spettacolo ha suscitato un notevole interesse, ma ha anche messo in evidenza una questione che merita attenzione: la scarsa visibilità riservata alla seconda compagnia da parte della critica.
Buoni il Coro e l’orchestra e il direttore d’orchestra, – si legge in una nota dell’associazione musicale Kaleidos – brave le tre maschere e il vecchio Timur, discreta la prova di Turandot e ottima la prova vocale e scenica di Angelo Villari. Abbiamo goduto, in modo particolare, della straordinaria e fulgida performance della Liu di Jessica Nuccio, figlia di questa terra. L’eleganza della linea di canto, la perfezione dei filati, le tante sfumature espressive, la perfetta dizione e la bellissima figura dell’eroina Liù, ci obbligano ad un reverente e attento giudizio e ci pone, quindi, nella condizione di domandare, agli addetti ai lavori: perché proprio nel “suo” teatro la Nuccio non debba essere presa per i suoi giusti meriti e festeggiata abbondantemente?”.
Premiata la palermitana Jessica Turandot
L’eleganza e la bellezza del canto della palermitana Jessica Nuccio ha incantato il pubblico. Nelle vesti di Liù, Nuccio ha incantato attraverso le sue sfumature espressive, la dizione e la sua interpretazione che non è passata inosservata dall’associazione musicale Keleidos. La figura dell’eroina Liù ha preso vita in modo coinvolgente, lasciando un segno negli animi degli spettatori.
La scorsa domenica, 29 settembre, alle ore 17.30 l’artista è stata premiata presso la Villa Florio e Salamone. Jessica ha così commentato il suo riconoscimento: “E’ un grande onore per me ricevere questo pomeriggio il premio Kaleidos – ha scritto sui social – un grazie sentito ad Anna Annaloro per questo lusinghiero riconoscimento”.
L’opera Turandot di Puccini
Turandot venne eseguita per la prima volta al Teatro alla Scala nel 1926 con la direzione di Toscanini che però ferma l’esecuzione lì dove Puccini si era fermato prima di morire e in seguito eseguirà il finale affidato ad Alfano in una versione ridotta che si è poi imposta nell’uso comune. Il Teatro Massimo, per celebrare il centenario della scomparsa di Puccini, ha scelto invece di presentare la prima versione integrale del finale dell’opera ultimata da Franco Alfano.
Ispirata all’omonima fiaba teatrale di Carlo Gozzi, l’opera, che nel libretto di Adami e Simoni è ambientata in Cina, racconta la vicenda della bella e crudele principessa Turandot. Chiunque voglia sposarla dovrà provare a risolvere tre enigmi che racchiudono il mistero e il rancore della principessa per la violenza subita dalla sua antenata Lo-u-ling che rivive in lei. I malcapitati pretendenti, che uno dopo l’altro falliscono la prova vengono giustiziati senza alcuna pietà fino all’arrivo del principe Calaf, che non solo risolve gli enigmi ma, grazie al sacrificio della schiava Liù che si suicida pur di non tradire il suo segreto, riesce a infrangere il cuore di ghiaccio di Turandot con la forza più grande e misteriosa che esista: l’amore. Puccini compone Turandot unendo a un linguaggio musicale moderno la struttura della grande tradizione ottocentesca dell’opera italiana, ma muore prima di completare la composizione che viene affidata a Franco Alfano, che all’epoca aveva già scritto opere di successo come Risurrezione (1904) e La leggenda di Sakuntala (1921) e che poi a inizio degli anni Quaranta fu sovrintendente del Teatro Massimo
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