È stato fissato per domani alle 11, nel carcere palermitano Pagliarelli, l’interrogatorio di garanzia del medico del boss Matteo Messina Denaro, Alfonso Tumbarello, arrestato ieri con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e falso ideologico e di Andrea Bonafede, cugino e omonimo del geometra di Campobello che ha prestato l’identità al padrino, finito in cella con le accuse di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena aggravati.
Il medico ha avuto in cura il boss per due anni
Tumbarello, per due anni, ha avuto in cura il boss al quale ha prescritto oltre cento tra farmaci, analisi e terapie intestandole falsamente al geometra Bonafede, suo assistito che godeva di ottima salute, pur sapendo che il suo paziente era in realtà il capomafia ricercato.
Per i pm Bonafede factotum
Bonafede invece sarebbe stato il factotum del padrino: secondo i pm gli avrebbe fatto avere le ricette di Tumbarello e avrebbe preso in consegna e dato al dottore la documentazione sanitaria che Messina Denaro riceveva durante le terapie.
Chi ha coordinato l’indagine
L’indagine che ha portato all’arresto dei due è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Piero Padova e Gianluca De Lei.
Il medico Stallone: “Lavoravo in orari diversi da Tumbarello”
“Da mesi ho cercato un locale in affitto per aprire il mio ambulatorio e, intanto, mesi addietro, ho iniziato la mia attività nello studio del dottor Tumbarello, quasi in pensione, che mi ha gentilmente ospitato. Abbiamo solamente condiviso i locali, ma io ho lavorato in orari diversi dai suoi. Quando è stato arrestato Matteo Messina Denaro e sono venuti i carabinieri nell’ambulatorio, ho trovato un nuovo locale in via Vittorio Emanuele II e mi sono subito trasferito”. Lo dice Gianfranco Stallone, giovane medico di base a Campobello di Mazara che, per alcuni mesi, ha condiviso l’ambulatorio con Alfonso Tumbarello, il medico arrestato ieri perché ha prescritto le ricette mediche al boss Matteo Messina Denaro sotto il falso nome di Andrea Bonafede. “Io con tutto ciò che è successo non c’entro nulla – chiarisce – e sono felice che lo Stato abbia arrestato Matteo Messina Denaro”. Nel suo studio Stallone ha la foto dei giudici Falcone e Borsellino: “Io sono nato nel 1992 e ho sempre creduto nelle istituzioni, vivendo con passione i momenti del dopo stragi – dice il medico – ho sempre sperato che in questi 30 anni lo Stato lo avrebbe arrestato. La sua cattura rappresenta una bella pagina di storia nella lotta alla mafia”.
Caccia alla rete di complici
Intanto parla l’oncologo trapanese Filippo Zerilli, il medico indagato nell’inchiesta sulla rete dei favoreggiatori
di Messina Denaro. Secondo la procura di Palermo, avrebbe eseguito l’esame del dna necessario alle cure chemioterapiche a cui il padrino di Castelvetrano doveva sottoporsi. Il paziente si era presentato al medico con i documenti di Andrea Bonafede, il geometra che gli avrebbe prestato l’identità e che, come Zerilli, è finito ora sotto inchiesta. Ora il medico dichiara la propria estraneità. Nella lista dei possibili fiancheggiatori è finito anche un altro dottore: proprio Alfonso Tumbarello, medico di base di Campobello di Mazara che aveva in cura sia il boss, alias Andrea Bonafede, sia il vero Bonafede.
Messina Denaro, alias Andrea Bonafede, visitato nel dicembre 2020
Lo studio del medico sarebbe stato perquisito dai carabinieri che devono accertare se Zerilli fosse a conoscenza delle generalità del paziente. “Ho già fornito in dettaglio tutti i dati con date e documenti al mio ordine professionale”, dice il medico dopo la notizia delle indagini a suo carico. “Ho sempre esercitato la mia professione con scienza e coscienza e questo non fa eccezione in relazione al paziente Andrea Bonafede (alias Matteo Messina Denaro), per il quale in data 3 dicembre 2020 ho fissato una visita oncologica su richiesta della chirurgia di Mazara del Vallo, supportata da un referto istologico del laboratorio di anatomia patologica dell’ospedale di Castelvetrano del 24 novembre 2020. La visita è stata segnata nell’agenda del mio reparto per il 9 dicembre 2020”.
“Non è mai stato ricoverato in reparto”
Il medico vuole anche smentire il fatto che Andrea Bonafede sia stato ricoverato per un mese presso il suo reparto. “Questo è impossibile poiché presso il mio reparto vengono effettuati solo ricoveri in Day Hospital o Day Service, e non certo ricoveri ordinari”. ”
Non ho mai incontrato Andrea Bonafede prima del suo ingresso in ospedale, e non ho avuto alcun contatto personale con lui per fissare la visita oncologica. Non ricordo neppure un eventuale contatto personale con il paziente il 9 dicembre 2020, e non è possibile pretendere che ne abbia memoria considerando che all’epoca, e anche oggi, tutte le visite avvenivano indossando la mascherina”.
“Esame dna per pazienti trattati con farmaci chemioterapici”
“L’esame del DNA nei pazienti trattati con farmaci chemioterapici – evidenzia inoltre Zerilli – ha lo scopo d’identificare eventuali polimorfismi che possono aumentare la tossicità del farmaco, e non certo l’identità dei pazienti. Infine, vorrei sottolineare che dall’inizio di questa vicenda, il 16 gennaio scorso, non mi sono mai assentato dal lavoro, come dimostrano le mie presenze in ospedale”.
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