Palermo

Accusato di truffa ai danni dell’Inps, assolto perché il fatto non sussiste

Era stato accusato dai carabinieri di avere inserito nel modello Isee dell’Inps false dichiarazioni sulla composizione del nucleo familiare per percepire il reddito di cittadinanza. Aveva subito il sequestro della carta, la revoca delle somme percepite e era stato rinviato a giudizio per truffa aggravata ai danni dell’Inps.

Dopo 4 anni di processo Guido Caruso di anni 52 residente a San Martino delle Scale è stato oggi assolto dal giudice monocratico del Tribunale di Palermo, perché il fatto non sussiste.

La vicenda risale ad ottobre 2019

La vicenda risale al 2 ottobre 2019 quando i militari dopo avere verificato che Caruso non aveva inserito nel modello Isee la compagna convivente, sequestrarono la carta relativa al reddito di cittadinanza e l’Inps, su segnalazione dei carabinieri revocarono il possesso della carta di credito e sospesero le relative elargizioni con contestuale procedura di recupero coattivo delle somme percepite.

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I difensori del Caruso, gli avvocati Salvino e Giada Caputo e Francesca Fucaloro, hanno avviato subito indagini difensive negli uffici Inps e negli archivi del patronato di riferimento, dimostrando che il Caruso negli ultimi 10 anni aveva predisposto l’Isee senza l’inserimento della convivente.

Il lavoro della difesa

La difesa attraverso dichiarazioni testimoniali ha dimostrato che la convivente risiedeva stabilmente nel Comune di Altofonte, in immobile di proprietà e che mai aveva cumulato il proprio reddito con quello di Caruso. Secondo gli avvocati i carabinieri non avrebbero effettuato alcun controllo finalizzato a dimostrare la stabile convivenza tra il Caruso e la compagna all’interno dello stesso immobile. Dimostrazione supportata dal certificato di residenza storico e dalle utenze elettriche a dimostrazione della stabile permanenza della compagna in altro comune. Con la sentenza di assoluzione il Giudice ha anche ordinato all’Inps di restituire la carta di reddito di cittadinanza.

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“Felici di avere dimostrato – hanno aggiunto Salvino e Giada Caputo, che ha curato tutte le investigazioni difensive – che il nostro assistito, ha operato con correttezza nei riguardi dell’Inps che adesso dovrà corrispondere le somme trattenute, con gli interessi”.

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