Il licenziamento di un altro autista, Angelo Vaccarello, indagato per truffa continuata in concorso, effettuato dall’azienda di trasporti agrigentina Tua, “è legittimo”. Lo ha stabilito la Corte d’Appello di Palermo, sezione Lavoro, ribaltando la sentenza del Tribunale di Agrigento che, invece, aveva reintegrato l’autista al lavoro.
I licenziamenti salgono a 7
La decisione della Corte d’Appello di Palermo, a firma del presidente del collegio Maria Di Marco e del consigliere Carmelo Ioppolo, è l’ultima di una serie di decisioni che riformano altre sentenze del Tribunale di Agrigento e dichiarano la legittimità dei licenziamenti operati dalla Tua. Salgono così a 7 i licenziamenti che la Corte d’Appello di Palermo ha ritenuto pienamente legittimi.
La vicenda risale al 2017
La vicenda risale al 2017 quando la Tua, società che gestisce il servizio di linea urbana nella città di Agrigento, dopo avere incaricato un’agenzia investigativa, ha denunciato una serie di condotte, ritenute illecite, poste in essere da alcuni autisti.
Fatti gravi tra i quali la vendita a bordo di titoli di viaggio di tariffa A, che non possono essere venduti a bordo, invece di quelli in loro dotazione di tariffa B e l’appropriazione di somme di denaro derivanti dalla vendita dei biglietti. Per questi motivi, la Tua, assistita dall’avvocato Luca Andolina, ha licenziato gli autisti denunciandoli anche alla Procura della Repubblica di Agrigento.
Il percorso giudiziario
Nel luglio 2021 i lavoratori licenziati, indagati dalla Procura della Repubblica per i reati di truffa continuata in concorso tra di loro, sono stati rinviati a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare, Micaela Raimondo. La vertenza di diritto del lavoro, davanti al Tribunale del Lavoro di Agrigento, si è conclusa con dei provvedimenti di reintegrazione.
Ma la Corte d’Appello di Palermo ha ritenuto fondati i motivi di reclamo proposti dai difensori della Tua, avvocati Carlo Boursier Niutta e Roberto Scelfo e, dopo avere acquisito le testimonianze dell’investigatore privato, ha ritenuto, da un lato gravi gli addebiti contestati a Vaccarello e, dall’altro, assolutamente legittimi i controlli effettuati dall’azienda di trasporto per il tramite dell’agenzia investigativa incaricata. La sentenza, evidenzia come quei comportamenti fossero diventati “una prassi sistematica” per gli autisti. Prova ne è che, all’indomani dell’avvio dei procedimenti disciplinari nei confronti dei lavoratori infedeli, la Tua ha registrato un “radicale aumento” di vendite a bordo”.
Le motivazioni
I giudici di appello, inoltre, hanno sottolineato la estrema gravità “della condotta posta in essere il 23 agosto 2017 allorquando il Vaccarello si allontanò circa 100/150 metri dall’autobus in dotazione lasciandolo incustodito, col motore acceso e con le porte aperte” per ben 20 minuti. Questo, secondo la Corte, “espose la TUA al concreto rischio che il bene aziendale (in questo caso un autobus) potesse diventare oggetto (e/o strumento per il compimento) di atti illeciti ad opera di soggetti terzi”.
Commenta con Facebook