- E’ stato sospeso dal servizio il poliziotto Fabrizio La Mantia, coinvolto nell’operazione Dirty Cars
- Lo si legge in una nota della questura di Palermo
- L’operazione Dirty Cars ha svelato un vasto giro di truffe alle assicurazioni
Il poliziotto Fabrizio La Mantia coinvolto nell’operazione “Dirty Cars”, nell’ambito della quale è stata eseguita dalla Squadra Mobile, tra le altre, l’ordinanza che dispone la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziria è stato sospeso dal servizio. Lo rende noto la questura di Palermo.
La nota della questura
“L’agente scelto, all’epoca dei fatti in servizio presso l’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, lo scorso 4 marzo 2019 era stato trasferito presso altro ufficio, dove ha svolto esclusivamente attività burocratica, senza impiego all’esterno”, si legge in una nota.
L’operazione Dirty Cars
Quaranta auto e un giro d’affari di circa un milione di euro. Sono questi i numeri della truffa alle assicurazioni che tre fratelli palermitani avrebbero messo in piedi come ricostruito dalle indagini dei carabinieri di Misilmeri.
La truffa organizzata da tre fratelli palermitani
Antonino, Gaetano e Carmelo Cangemi, facevano base nel parcheggio nei pressi di un hotel al Foro Italico a Palermo. I fratelli, finiti ai domiciliari, potevano contare come si legge nell’ordinanza del gip Guglielmo Nicastro, sui servigi di Giuseppe Lo Casto, 55 anni, carabiniere che è stato in servizio alla stazione Palermo Scalo e Fabrizio La Mantia, 42 anni, poliziotto dell’Upg della questura di Palermo e di alcuni proprietari imprese di vendita e noleggio auto come Gaetano Pitarresi, Antonio Scalavino e Matteo Cavallaro.
Indagini iniziate dal profilo Facebook “il cornuto di Palermo”
Le indagini sono partite da dall’analisi di un profilo Facebook denominato “il cornuto di Palermo”. Dall’analisi delle conversazioni i carabinieri hanno appreso che c’era chi parlava di riciclaggio di autovetture rubate a Napoli e trasportate a Palermo.
A conversare attraverso dei nickname sarebbero stati Gaetano Cangemi, uno dei fratelli e Giuseppe Lo Casto. I due sono finiti sotto intercettazione. Il parcheggio al foro Italico era al centro di un’altra indagine della Squadra mobile di Palermo che avevano ricevuto le denunce di alcuni autotrasportatori. I Cangemi avrebbero occupato l’area di sosta nei pressi dell’albergo del Foro Italico.
Il parcheggio vicino all’hotel
Era diventato un parcheggio privato e i Cangemi chiedevano il pagamento per la sosta dei veicoli. Tra le auto finite nell’indagine una Ferrari 348 Testarossa e una Range Rover. Nel caso della Ferrari Cangemi aveva chiesto l’intervento di Lo Casto che ha inserito nella banca dati delle forze dell’ordine la denuncia di ritrovamento della macchina, presentata da una donna. Era falsa, visto che la donna era deceduta nel 2014. Il furto e il ritrovamento della Range Rover era stato denunciato da un cittadino slavo.
Tra le denunce di furto e il ritrovamento della vettura, le agenzie assicurative avevano già pagato l’indennizzo. Poi si andava alle agenzie disbrigo pratiche dove le auto venivano immatricolate con nuove targhe e nuovi documenti e poi rivendute una seconda volta come nuove auto di lusso che hanno sempre mercato come Ferrari, Porsche, Mercedes, Range Rover e Smart.
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