“L’inchiesta sulle pompe di benzina taroccate è iniziata da un controllo fatto in un distributore di via Gustavo Roccella a Palermo”.Lo ha detto il colonnello Francesco Mazzotta capo del Gruppo di Polizia economico finaziaria della Guardia di Finanza di Palermo.
I finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria nel corso di normali verifiche avevano trovato documenti che riguardavano altri distributori sparsi in città anche con altre insegne.
Nel corso degli accertamenti, coordinati dalla Procura della Repubblica di Palermo, è emerso che i distributori cambiavano ogni anno partiva Iva per eludere i controlli e facevano capo tutti a Cosimo Vernengo che li gestiva attraverso dei prestanome.
Sono finiti in carcere Danilo Lazzarotto e Rosario Montagna. Quest’ultimo aveva una società accreditata per la verifica delle pompe di benzina. Il padre Francesco era stato arrestato nel 2009 nell’operazione Cerbero accusato di avere eseguito le bonifiche dalle cimici per conto dell’organizzazione mafiosa.
Altre sette sono ai domiciliari. In tutto gli indagati sono 43. I reati contestati sono trasferimento fraudolento di valori, frode in commercio e fiscale.
Le indagini del nucleo di Polizia economico-finanziaria hanno permesso di accertare ad una maxi frode ai danni dello Stato da un lato e ai danni dei consumatori. Dalle raffinerie, che non sono coinvolte nelle inchiesta uscivano grosse quantità di carburante che veniva acquistato da società cartiere per formalmente doveva finire all’estero, o sulle navi o per uso agricolo.
Questo carburante sul quale non si pagava Iva e accise finiva invece nei cinque distributori finiti nell’inchiesta e sequestrati in via Gustavo Roccella 161, via Leonardo da Vinci 392, viale Campania, corso Tukory 169 e via Messina Marine 435, dove i prezzi erano molto competitivi ed erano preferiti dagli automobilisti.
Adesso gli impianti sono gestiti da un amministratore giudiziario. Nel corso dell’inchiesta si è accertato che anche i consumatori venivano truffati.
Nelle auto finiva dal 5 al 7 per cento in meno di carburante. Le colonnine ormai molte gestite attraverso sistemi informatici erano taroccate con sofisticati sistemi con schede e cpu che sono state trovate anche nascoste sotto l’asfalto nei pressi dei distributori.
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