E’ il giorno del ricordo di Don Pino Puglisi. 3P come veniva chiamato dai suoi volontari venne assassinato esattamente 31 anni fa davanti al portone di casa mentre rientrava da un killer poi pentitosi per effetto del suo sorriso sul punto di morte.
Ricorre oggi il 31esimo anniversario della morte di padre Pino Puglisi, ucciso da Cosa nostra il 15 settembre 1993 a Palermo.
Parroco presso la Chiesa di San Gaetano nel quartiere palermitano di Brancaccio, Don Pino Puglisi, oggi Beato, venne assassinato la sera del 15 settembre 1993, giorno del suo 56esimo compleanno, dal killer di Cosa nostra Salvatore Grigoli che nel 1997, dopo il suo arresto, confessò 46 omicidi, tra cui quello del parroco. L’omicidio avvenne in piazza Anmita garibaldi dove il killer aspettava il parroco al suo rientro a casa.
La causa di beatificazione di don Puglisi venne introdotta nel 1999 dall’allora arcivescovo di Palermo il Cardinale Salvatore De Giorgi. Il 28 giugno 2012 Papa Benedetto XVI promulgò il decreto di beatificazione “Super martyrio in odium fidei”. Il 25 maggio del 2013 don Pino Puglisi è stato proclamato Beato. Le spoglie del Beato Puglisi riposano in un monumento funebre che ricorda una spiga di grano ai piedi dell’altare della cappella dell’Immacolata Concezione nella Chiesa Cattedrale di Palermo.
“Don Pino Puglisi ha testimoniato la fede nei fatti, lasciando segni tangibili e fecondi del suo operato. Oggi Beato, Puglisi non si limitò a predicare il bene, scelse di vivere il suo messaggio, battendosi per la legalità con straordinario coraggio. 31 anni sono trascorsi dalla sua barbara uccisione per mano mafiosa. Il suo esempio continua a ispirare l’impegno di tanti contro la criminalità organizzata e rimane un insegnamento per le nuove generazioni. Ai familiari, ai cari, a chi ha condiviso le sue battaglie giungano oggi la nostra vicinanza, il nostro pensiero e le nostre preghiere” scrive in un messaggio ufficiale il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.
“Il 31° anniversario della tragica uccisione di padre Puglisi ci riporta alla memoria il sacrificio di un uomo che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia e alla difesa dei valori della giustizia e della dignità umana. Don Pino è stato una guida spirituale e morale per tutta la comunità di Brancaccio e per la Sicilia intera, e il suo martirio rappresenta ancora oggi un monito contro l’oppressione mafiosa e una fonte d’ispirazione per quanti combattono per un futuro migliore” afferma il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, oggi presente in Cattedrale alla messa in suffragio del beato Pino Puglisi.
“Nel ricordare don Puglisi – prosegue Schifani – è doveroso sottolineare l’importante ruolo che svolge il Centro di accoglienza Padre Nostro, che rappresenta una luce di speranza in un territorio ferito, promuovendo quotidianamente valori di solidarietà, inclusione e legalità. In questo giorno di memoria, desidero esprimere, a nome dell’intera Regione, profonda gratitudine verso tutti i volontari del Centro, a iniziare dal presidente Maurizio Artale, che vi operano con dedizione. Essi custodiscono e portano avanti l’eredità di don Puglisi, contribuendo a realizzare il sogno di una Sicilia libera dalla mafia e fondata su valori di pace e fratellanza”.
“Don Pino Puglisi è stato un esempio che travalica la natura ecclesiale, il mandato religioso al quale era votato. Padre Puglisi amava il dialogo e l’incontro, parlare con la gente e i giovani soprattutto; quei giovani che lo circondavano per ricevere un consiglio, una speranza, un sorriso: lo stesso sorriso disegnato sul suo viso, che egli mostrò angelicamente al suo assassino. Pino Puglisi non era avvezzo alle invettive da passerella, preferiva la costruzione dell’idea di legalità attraverso la presenza (c’era sempre, per tutti) e il dialogo. Il suo impegno civile è stato e continua ad essere la dimostrazione di come si possa e si debba parlare alla gente, ai fedeli, ma anche a coloro che sono distanti dall’insegnamento cristiano e dall’idea di legalità, nella speranza di avvicinarli alla Chiesa e al consesso civile: ‘Se ognuno fa qualcosa…’ soleva dire. Un Comandamento laico e non solo religioso affinché semplici cittadini e gli stessi politici si impegnassero contro la mafia; un modo semplice di agire passo dopo passo, di predicare la legalità, perché dove c’è la speranza nel cuore ogni cambiamento è possibile. La sua pacatezza e il suo linguaggio semplice facevano sì che magistero ecclesiale e impegno civile fossero la stessa cosa e con questi mezzi semplici, non costruiti artificialmente, egli prima sfidò la mafia e poi l’affrontò nel nome di Dio e delle leggi dello Stato”. Lo dichiara Raoul Russo, senatore e membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.