Trentanove anni fa si consumò nei cieli italiani uno dei misteri più fitti della storia del nostro Paese.
Il 27 giugno del 1980, alle ore 20, 59 minuti e 45 secondi, un DC9 della compagnia italiana ITAVIA sparisce dagli schermi radar senza trasmettere alcun segnale di emergenza.
L’aereo si trovava a 7.600 metri di quota, quando improvvisamente, senza lanciare alcun allarme, precipita tra le isole di Ponza ed Ustica, inabissandosi nella cosiddetta “Fossa del Tirreno”, profonda oltre 3.500 metri.
Tra passeggeri ed equipaggio, persero la vita 81 persone. Quattordici erano bambini.
I relitti ed i corpi recuperati testimoniano che l’aereo è esploso in volo, destrutturandosi in due tronconi principali.
Tre sono le ipotesi che sono state di volta in volta avanzate sulla strage di Ustica: cedimento strutturale dell’aereo, una bomba a bordo, un missile che per errore colpisce il DC9. Trentanove anni dopo, nessuna di queste ipotesi è stata ancora provata.
“Trentanove anni dopo, la ferita di Ustica richiama, ancora una volta, il Paese ad un sentimento di forte solidarietà verso i familiari delle 81 vittime del volo Bologna-Palermo che videro spezzate le loro vite. E’ una tragedia indelebile nella memoria e nella coscienza della nostra comunità nazionale. In questa giornata rinnovo la partecipazione della Repubblica al dolore comune e confermo il costante impegno per la ricostruzione univoca delle circostanze in cui persero la vita tanti nostri concittadini. Devono guidarci in questo l’affermazione delle ragioni della verità e dello stato di diritto e il riconoscimento della professionalità di donne e uomini che hanno operato in questa direzione”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una dichiarazione, nell’anniversario della strage.
Una sentenza ha stabilito che lo Stato risarcirà i familiari delle vittime.
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