Il “Genio express” di Palermo definito uno spreco, la carenza di collegamenti, nessuno nuovo treno nel nodo di Catania. Vanno all’attacco un gruppo di associazioni e sigle siciliane contro le scelte della Regione in tema di trasporti ferroviari. Ad essere chiesto ancora una volta un tavolo tecnico di confronto da Sicilia Consumatori, Adoc, associazione Ferrovie Siciliane, Cub trasporti e comitato pendolari siciliani.
Le spese sul passante ferroviario
Sul passante ferroviario di Palermo sono stati spesi negli ultimi 15 anni 1,2 miliardi di euro per l’ammodernamento e il raddoppio ferroviario. Realizzate le 16 stazioni in esercizio, a cui dovranno aggiungersene altre tre attualmente in costruzione, sui 35,6 km del suo tracciato. Infrastrutture realizzate per l’attuazione di un servizio di tipo metropolitano, come avviene nelle grandi città dove, tra un treno e l’altro, si attendono al massimo 3 o 5 minuti. “A Palermo – si legge nel documento delle sigle di categoria – occorre aspettarne 30 o 60 minuti, a seconda delle stazioni. Con i risultati che conoscono bene pendolari e studenti che, ogni mattina, riescono a salire a fatica sui treni stracolmi, se non rimangono a terra”. Una situazione definita drammatica che si ripete in tutte le ore di punta dalla riapertura del passante, nel lontano 2018. Questo suscita le proteste dei cittadini che chiedono, da anni, l’incremento delle frequenze attraverso associazioni di consumatori come Adoc e comitati pendolari come il Ciufer. Avendo una sola risposta: non ci sono soldi.
Niente fondi nel bilancio regionale
Dal 2018 non si riesce a trovare neanche un euro, nel bilancio regionale siciliano, per incrementare le somme destinate al trasporto ferroviario. Quindi niente incremento dei cosiddetti km-treno che sarebbero necessari per incrementare il numero di convogli in servizio lungo il passante ferroviario di Palermo. “Stranamente, questi km-treno – dicono Sicilia Consumatori, Adoc, associazione Ferrovie Siciliane, Cub trasporti e comitato pendolari siciliani – sono spuntati fuori per il nuovo collegamento veloce ‘Genio express’ tra le stazioni ferroviarie di Palermo centrale e Punta Raisi. E’ stato presentato al pubblico come la grande novità dell’offerta ferroviaria regionale, in funzione dal 22 giugno scorso. I treni dedicati al nuovo servizio effettuano 6 corse giornaliere, ma soltanto una di esse ferma a tutte le fermate. Le altre 5, tre in direzione aeroporto e due in direzione Palermo centrale, fermano soltanto nella stazione di Palermo Notarbartolo. Per percorrere i 35 km del passante ci vorranno pur sempre 36 minuti”.
Offerta aggiuntiva ritenuta inutile
“Un’offerta aggiuntiva che appare demenziale – continua la nota -, dato che i treni ‘veloci’ per Punta Raisi ci sono già. Vengono effettuati al ritmo di uno ogni ora, alternandosi a quelli che, sempre ogni ora, fermano in tutte le stazioni arrivando sempre in aeroporto. Ed impiegano soltanto 13 minuti in più dei nuovi treni ‘Genio’ che finiranno per sprecare preziosissimi km/treno per servire una stazione soltanto lungo il tragitto anziché 16. Rischiando seriamente di viaggiare vuoti, dal momento che potranno raccogliere pochissima utenza in città limitatamente ad una destinazione, l’aeroporto. Dati alla mano, interessa al massimo il 15-20% degli utenti presenti sui treni”.
“Una genialata degna di Aladino – continua la nota -, visto che le 3 coppie di treni non hanno alcun senso. Se non quello di farli viaggiare vuoti spendendo oltre un milione di euro e sperperando oltre 78.000 km*treno senza alcuna logica. Con tempi di percorrenza 36 minuti con una sola fermata a fronte dei 49 minuti con 10 fermate delle corse attuali. Tenuto conto che per ogni fermata e ripartenza Trenitalia calcola 3 minuti i conti sulla percorrenza del ‘Genio’ non tornano perché dovrebbe effettuare la corsa in 22 minuti”.
Il nodo Catanese con tanti dubbi
Le incongruenze del trasporto ferroviario siciliano, secondo le associazioni, non si fermano qui. Per quanto riguarda il nodo di Catania, ci si chiede dove siano i 50 treni giorno che dovevano attestarsi a Catania Fontanarossa oltre quelli provenienti da Siracusa, Caltagirone, Catenanuova, Caltanissetta e Palermo. “Vista la chiusura della linea ferroviaria Catania-Palermo, nel tratto Bicocca-Dittaino – proseguono le sigle -, secondo i nostri calcoli in continuo aggiornamento, saranno soppressi oltre un milione di chilometri treno. Al costo di 14 euro per chilometro treno, dichiarato dall’assessore ai Trasporti Alessandro Aricò in audizione in commissione Trasporti il 22/02/2023, si arriva a una cifra risparmiata di oltre 14 milioni oltre alle somme derivanti dalle penalizzazioni previste contrattualmente. Anche volendo considerare il costo del trasporto alternativo con bus sostitutivi al treno, alla Regione dovrebbero restare oltre 10 milioni”.
Altre risorse
Risorse ritenute importanti, che potrebbero essere sfruttate per intervenire sull’annosa questione degli aumenti dei biglietti ferroviari. Così come sull’implementazione di ulteriori servizi ferroviari in quei territori che da anni chiedono più servizi ferroviari almeno nelle giornate festive/domenicali. Le varie associazioni evidenziano che la Regione Siciliana nel contratto di servizio con Trenitalia Spa sottoscrive gli unici aumenti previsti contrattualmente del 10 per cento a gennaio 2020, a gennaio 2022 e l’ultimo a gennaio 2024. “Siamo ancora in attesa di capire che fine hanno fatto i 3,6 milioni di euro a valere sulle disponibilità della Missione 10, Programma 2, capitolo 273710 finanziati all’art. 6, comma 5, della legge regionale n. 2/2023” si legge.
Prevede che per “sterilizzare l’aumento tariffario per il 2023 previsto dal contratto decennale tra la Regione Siciliana e Trenitalia Spa” è autorizzata la spesa di 3.600 migliaia di euro. Ma ancora non si sarebbe visto alcun beneficio. In conclusione le sigle di categoria tornano a chiedere un tavolo di confronto con le rappresentanze dei consumatori e delle associazioni dei passeggeri e delle persone a mobilità ridotta. Opportunità prevista dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti. “Non abbiamo ottenuto risposta a tutt’oggi – scrivono le sigle -. Nonostante siano già avvenuti il cambio orario invernale di dicembre 2022 e quello estivo di giugno 2023 che dal 2016 al 2021 ci veniva presentato, almeno, per una mera presa d’atto”.
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