“Proteggere” i fegati donati dai rischi dei danni legati ad ischemia e riperfusione, “migliorando” così i risultati clinici nei trapianti. E’ questo l’obiettivo dell’importante ricerca clinica in sperimentazione presso l’Irccs Ismett.
Il nuovo protocollo è volto ad indagare l’efficacia del trattamento a base di simvastatina nel donatore in morte cerebrale per prevenire il danno da ischemia e riperfusione, evenienza che può incorrere quando la circolazione sanguigna torna a un organo dopo un periodo di assenza e che è una delle principali cause di complicanze dopo il trapianto di fegato.
Riuscire a ridurre il danno da ischemia è quindi estremamente importante, soprattutto in una regione come la Sicilia dove il numero di donatori è più basso rispetto al resto d’Italia ed in gran maggioranza gli stessi sono donatori marginali.
La procedura, che prevede di infondere la simvastatina nel donatore, viene ovviamente eseguita prima del trapianto ed è
stata già utilizzata nel caso di sei trapianti di fegato realizzati nel corso degli ultimi due mesi. “Tutti e sei
pazienti trapiantati – sottolinea Salvatore Gruttadauria, Direttore del Dipartimento per la Cura e lo Studio delle
Patologie Addominali e dei Trapianti di Ismett – sono in buone condizioni generali.
I risultati dello studio saranno noti al termine del trial clinico randomizzato che si propone di studiare un’opzione terapeutica volta a ottimizzare la qualità dei fegati donati in una Regione con una scarsa disponibilità di organi. Questo progetto di studio è stato possibile grazie alla collaborazione dei ricercatori di due strutture siciliane di
eccellenza: l’Irccs-Ismett e la Fondazione Rimed”.
Il progetto è finanziato dal Ministero della Salute.
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