- La motonave Vulcanello, secondo l’accusa, avrebbe speronato e affondato il peschereccio
- I difensorid ell’armatore però rilevano l’assenza di contestazioni dirette
- Per questo parlano di equivoco processuale riguardo al loro assistito
“In merito ai provvedimenti disposti dalla Procura di Palermo nei confronti di Raffaele Brullo nella loro indagine sulla scomparsa del peschereccio Nuova Iside, affondato a largo di San Vito Lo Capo il 12 maggio del 2020 evidenziano che dalla semplice lettura dell’ordinanza di custodia cautelare emerge come non sia addebitata al loro assistito alcuna condotta concreta dallo stesso posta in essere e che, pertanto, si è in presenza di un equivoco processuale che ci auguriamo la stessa magistratura chiarirà quanto prima”.
Lo scrivono in una nota gli avvocati Filippo Dinacci e Giovanni Di Benedetto, difensori di fiducia di Raffaele Brullo armatore della petroliera Vulcanello che risponde di frode processuale e favoreggiamento personale, sono stati concessi i domiciliari.
Secondo le indagini della procura la notte del 12 maggio del 2020 la petroliera avrebbe speronato e affondato il peschereccio Nuova Iside. In quell’incidente morirono Vito, Matteo e Giuseppe Lo Iacono. Ieri gli uomini della Capitaneria di Porto hanno eseguito tre arresti, due ufficiali della petroliera e l’armatore che si trova ai domiciliari. Un quarto uomo dell’equipaggio è ricercato.
Le accuse alla Vulcanello
La petroliera, secondo gli inquirenti, avrebbe speronato il peschereccio, probabilmente trascinandolo con sé per almeno trenta secondi, scontrandosi più volte (almeno quattro, stando al numero dei tonfi che si percepiscono nitidamente dal sistema VDR) con lo scafo, che poi riappare sullo schermo radar a poppa della petroliera, questa volta sul lato sinistro, per scomparire subito dopo. Un impatto, secondo il gip, determinato dall’inosservanza da parte di chi guidava la motonave delle “elementari regole di prudenza”.
Le accuse all’armatore della Vulcanello
Il duro anche il giudizio nei confronti dell’armatore inserito nel provvedimento reciuta “che ha manifestato una spiccata propensione a delinquere volta a mascherare lo stato dei luoghi e a frapporre ostacoli alle investigazioni per proteggere i membri dell’equipaggio e gli interessi economici della società” e proprio questo sarebbe al centro dell’equivoco processuale in assenza di contestazioni dirette e circostanziate in base a quanto sostenuto dai legali.
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