Tra ponti crollati, smottamenti, ma anche tratte ammodernate e non ancora riaperte, circa 300 dei 1.379 chilometri dell’intera rete sono interrotti: oltre il 20%. Senza contare i lavori in corso. La rete delle ferrovie siciliane continua ad essere prevalentemente a binario unico. Solo poco più del 13% (190 chilometri) della rete ferroviaria ha il doppio binario; inoltre 578 chilometri sono su linee non elettrificate, producendo più lentezza e meno sicurezza. Il materiale rotabile è tra i più vetusti nel Paese ed i treni in servizio tra i più vecchi per età media.
E’ questo lo scenario della rete ferroviaria dell’Isola raccontato da Federconsumatori Sicilia a poche ore dai funerali di 13 delle 23 vittime del disastro avvenuto martedì scorso in Puglia.
“Abbiamo preferito tacere fino allo svolgimento dei funerali – afferma il presidente dell’associazione di tutela dei consumatori, Alfio La Rosa – per l’enorme rispetto che abbiamo nei confronti delle vittime e dei loro familiari. Tuttavia – continua La Rosa – è arrivato il momento di prendere in mano la situazione e risolvere una volta per tutte le infinite criticità delle reti ferroviarie del sud Italia. Per quanto riguarda la Sicilia, ad esempio, la situazione è disarmante e, in molti tratti, pericolosissima”.
Sono 791 chilometri di linee elettrificate ad essere dotate del meccanismo di sicurezza tra i più affidabili, il “Sistema Controllo Marcia Treno” (SCMT) che controlla la marcia dei treni, mentre 587 Km di linee sono dotate del “Sistema di Supporto alla Condotta” (SSC) per il supporto alla guida. Quei sistemi, per essere chiari, che avrebbero potuto evitare il disastro pugliese. Inoltre, 1.276 Km di linee sono dotati di sistemi di telecomando della circolazione.
“Non è nostra intenzione fare allarmismi o speculare sulla disgrazia – precisa La Rosa – ma dobbiamo ricordare che appena due anni fa, a fine marzo 2014, a causa di un passaggio a livello che non si è chiuso un autobus ha sfiorato la collisione con un treno sulla tratta ferroviaria che circonda come una cintura la città di Vittoria, in provincia di Ragusa. Alcuni mesi prima la stessa identica cosa, nello stesso identico posto, era successa ad un sacerdote che attraversava i binari a bordo della propria auto. E’ evidente che non si può più stare a guardare”.
Oltre ai rischi, ci sono i disagi: il ponte di contrada Angeli, in territorio di Niscemi, lungo la Caltagirone-Gela, è crollato cinque anni fa (maggio 2011) e ancora non si hanno notizie da Rfi (Rete ferroviaria italiana) sul ripristino. Per ricostruirlo e riaprire la strada ferrata servirebbero 50 milioni. Sono stati già quantificati in 100 milioni, invece, i lavori per consentire nuovamente il transito sulla linea, chiusa dal 2013 per smottamenti lungo il tragitto, Alcamo-Trapani, via Milo: siamo in attesa del finanziamento da parte del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti.
Un ulteriore paradosso in Sicilia: la linea Canicattì-Gela–Comiso chiusa malgrado siano stati già completati dei lavori di ammodernamento. Un tracciato strategico perché attraversa la Sicilia sud orientale, collegando le province di Agrigento, Caltanissetta e Ragusa. Sono stati già spesi per i lavori 35 milioni per una linea che doveva rientrare in esercizio a fine 2015.
L’interruzione della Canicattì-Gela-Comiso, tra l’altro, impedisce l’attivazione dei treni regionali veloci Ragusa-Palermo, via Caltanissetta. Al momento, tra Ragusa e Caltanissetta il servizio viene assicurato con pullman sostitutivi.
Alla stazione centrale di Catania succede che i treni sono costretti a entrare e uscire uno per volta. Con l’apertura alla circolazione del previsto raddoppio della Catania-Ognina-Catania Centrale, inizialmente programmata a maggio del 2014, si produrrebbe l’effetto immediato di incrementare la velocità di transito dei convogli.
“Chiediamo un gesto di responsabilità a Rfi, Regione Siciliana e Ministero dei Trasporti – conclude La Rosa – perché nel migliore dei casi è alto il disagio per gli utenti, nel peggiore è altissimo il rischio di incidenti”.
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