Palermo

Tragedia a Caccamo, trovate le chiavi di casa di Roberta nei pressi dello stadio comunale

Le chiavi di casa di Roberta Siragusa sono state trovate dai carabinieri nei pressi del campo sportivo dove ieri i carabinieri hanno passato al setaccio la zona. In quella zona c’era una parte di terreno bruciato.

Il particolare, che confermerebbe che la ragazza è stata uccisa vicino al campo sportivo e poi portata in fondo al dirupo in cui è stata trovata, viene riportato nell’ordinanza con cui il gip di Termini Imerese Angela Lo Piparo che ha disposto il carcere per il fidanzato della vittima, Pietro Morreale, accusato del delitto.

Il giovane è difeso dagli avvocati Giuseppe Di Cesare e Angela Barillaro.

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“Vicino al campo sportivo – scrive il gip – sono stati repertati una serie di oggetti e di tracce estremamente significativi. Tra essi, in un cumulo di oggetti dati alle fiamme e non del tutto arsi, è stato rinvenuto anche un mazzo di chiavi”.

“Una foto del mazzo di chiavi parzialmente bruciato ma integro – conclude – è stata mostrata ai familiari di Roberta che hanno prima descritto le chiavi di casa in possesso della ragazza la sera della morte e ne hanno riconosciuto la corrispondenza con quelle in uso alla ragazza”.

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Secondo gli investigatori qui sarebbe avvenuta la lite e poi l’omicidio di Roberta.  L’ennesima lite tra i due giovani che avevano un rapporto conflittuale che era noto a tanti.

Tanti che non hanno mai mosso un dito per interrompere una relazione che più volte avrebbe visto i due ragazzi litigare in modo violento.

Roberta voleva lasciare Pietro. Lo aveva già deciso. Forse sabato notte avrebbe trovato la forza di dirglielo.

“Gravissimo quadro cautelare, rischio di inquinamento probatorio, estrema gravità della condotta, determinazione criminale, possibilità che reiteri il reato”: sono i motivi per i quali il gip di Termini Imerese ha disposto che Pietro Morreale, accusato dell’assassinio della fidanzata Roberta Siragusa, resti in cella. Il giudice, oggi, non ha convalidato il fermo disposto dalla Procura sulla base del pericolo di fuga, ma ha comunque accolto la richiesta dell’accusa di applicare all’indagato la custodia cautelare in carcere.

“Le immagini lasciano sgomenti. Il corpo di Roberta nella parte inferiore è pressoché integro ma devastato in quella superiore. Nel cranio c’è una vistosa ferita che si coglie perfettamente nelle immagini”: sono particolari macabri descritti dal gip che ha disposto il carcere nei confronti di Pietro Morreale, accusato di aver assassinato
la fidanzata Roberta Siragusa e di aver cercato di bruciarne il cadavere.

Roberta giaceva senza vita in fondo a un dirupo. A portare gli inquirenti sul luogo in cui era il cadavere è stato lo stesso Pietro.

Un “soggetto aggressivo, che faceva uso di sostanze stupefacenti”, così il fratello di Roberta Siragusa, uccisa sabato scorso, descrive il fidanzato della sorella, Pietro Morreale, in carcere con l’accusa di aver assassinato la ragazza. Il fratello della vittima ha raccontato ai magistrati “che l’occhio nero della sorella era scaturito da una lite per una
canna che lei aveva buttato dal finestrino”.

“Litigavano spesso – ha detto – ma facevano sempre la pace, in una occasione mentre erano a cena al ristorante, nel gennaio 2020, si erano addirittura picchiati”.

La relazione si era incrinata nell’ultimo periodo e la causa dei litigi era sempre la gelosia. Il fratello di Roberta ha ricordato che, due o tre settimane prima, Pietro lo aveva chiamato dicendo che era rimasto in panne con l’auto a Monte Rotondo e lui era andato a recuperarlo: la strada era quella dove è stato ritrovato il corpo della sorella.

Il giovane Pietro Morreale fino ad esso  è rimasto in silenzio. Lo ha fatto davanti al pm e davanti al gip. Ha detto solo “Non lo uccisa io”. Ha riferito che la ragazza si sarebbe bruciata e poi si sarebbe lanciata nel burrone.

 

 

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