Altavilla Milicia è ancora scossa per la terribile tragedia avvenuta lo scorso febbraio, quando Antonella Salamone e i figli Kevin e Emmanuel sono stati uccisi in quello che sembra essere stato un rituale esoterico finito nel sangue. L’unica sopravvissuta della famiglia è la figlia diciassettenne, che ora è accusata insieme al padre Giovanni Barreca e alla coppia di seguaci di sette Sabrina Fina e Massimo Carandente.
La procura minorile ha chiesto il rinvio a giudizio per la ragazza, che sarà processata separatamente dagli adulti coinvolti poiché minorenne. L’11 settembre si terrà l’udienza preliminare davanti al giudice per i minorenni Nicola Aiello, che dovrà decidere se procedere con il processo. Le accuse sono gravissime: omicidio plurimo e occultamento di cadavere.
Interrogata più volte, la diciassettenne ha ammesso di aver partecipato all’uccisione della madre e dei fratelli insieme agli altri membri del gruppo, nel tentativo di liberarli dal demonio. In un primo momento aveva detto di essere stata solo spettatrice, per poi correggere la versione e confessare il suo ruolo attivo nella violenza. Avrebbe infierito in particolare sul fratello maggiore Kevin, 16 anni, saltandogli sulla pancia e legandolo con catene e cavi elettrici. Poi avrebbe partecipato alle torture inflitte al piccolo Emanuel di 5 anni, tenendolo legato a letto fino alla morte per stenti.
La ragazza, difesa dall’avvocato Carmelo Salamone, ha cercato di scaricare le maggiori responsabilità su Fina e Carandente, sostenendo che lei e il padre sarebbero stati plagiati e istigati dalla coppia. L’accusa però non sembra convinta da questa versione, ritenendo che abbia tentato di minimizzare il proprio coinvolgimento. La diciassettenne rischia una condanna pesante, anche se l’ergastolo è escluso nel rito minorile. Martedì intanto è previsto l’incidente probatorio per cristallizzare la testimonianza del padre Giovanni Barreca, che sarà interrogato alla presenza anche dei legali degli altri imputati. Seguirà una perizia psichiatrica per stabilire se fosse capace di intendere e volere al momento del massacro.