Era finito a processo con l’accusa di avere violentato la propria compagna. Un’accusa che si è sciolta come neve al sole nel processo che si è svolto con il rito abbreviato nei confronti di un giovane di Trabia. A presiedere il dibattimento il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Termini Imerese, Gregorio Balsano. L’imputato assolto con la formula “perché il fatto non sussiste” dai reati di violenza sessuale aggravata e minaccia grave. Accolta la richiesta la richiesta dell’avvocato Giuseppe Minà.
La donna aveva denunciato episodi di ingiurie, minacce e percosse anche giornaliere. Nel turbinio di queste presunte violenze ci sarebbe stato anche un abuso sessuale. La presunta vittima sostenne infatti che in un’occasione, di fronte al suo rifiuto di avere un rapporto sessuale, il giovane l’avrebbe immobilizzata con le mani. Avrebbe quindi schiaffeggiato l’allora compagna, iniziando a spogliarla e baciarla sino ad avere un rapporto sessuale, malgrado la donna opponesse il suo rifiuto.
Stando sempre alla denuncia, l’uomo avrebbe anche puntato in faccia un fucile alla donna. Questo perché la compagna gli avrebbe detto che lo avrebbe denunciato per quel che aveva fatto. In più, nella medesima occasione, lui l’avrebbe minacciata con queste parole: “Se entro mezz’ora vengo e ti trovo qui ti finisce male”. Il castello di accuse, fondato essenzialmente sulla base di aver violentato l’ex compagna, è crollato anche grazie alle indagini difensive. “Il mio cliente – afferma l’avvocato Minà – è uscito da un incubo dopo essere stato additato per diversi anni come un mostro. Un’accusa infamante di avere maltrattato e violentato la propria donna”.
Di recente sempre nel Palermitano un “marito violento” è andato a processo. Un agricoltore di 58 anni di San Giuseppe Jato è stato rinviato a giudizio nel gennaio scorso con l’accusa di violenza sessuale, lesioni, percosse e maltrattamenti nei confronti della moglie. Le percosse e i maltrattamenti sarebbero avvenuti davanti ai figli. Nel corso dell’udienza preliminare al tribunale di Palermo davanti al giudice Nicola Aiello la donna ha ripercorso gli anni difficili del matrimonio. Ha confermato le accuse, dipingendo il marito come soggetto estremamente violento.