A Verona si consuma quello che in soldoni sta accadendo nel centrodestra siciliano. Musumeci e Miccichè vanno al Vinitaly ma non si incontrano. “Se ci incontreremo, ci saluteremo senz’altro”, ha detto il governatore una volta giunto alle 10 del mattino alla kermesse. Ma di Miccichè nemmeno l’ombra, sarebbe arrivato dopo qualche ora.
Il tour veronese di Musumeci
A Verona Musumeci stringe mani, abbraccia produttori, ascolta tutti ed è accompagnato dal dirigente generale Dario Cartabellotta e dall’aspirante capogruppo di Forza Italia Mario Caputo, tra i dissidenti a Micciché. Musumeci, ascolta, annuisce, si congratula e ha una parola per tutti. Tutta la mattinata trascorre così: Musumeci si concede solo una piccola parentesi, una deviazione per una photo-opportunity con il collega veneto Luca Zaia con il quale sigla il “patto delle due P”, ’alleanza fra passito e prosecco lanciata lunedì dal leghista proprio parlando nel padiglione siciliano, ma è roba di pochi minuti.
“A decidere sulla Sicilia non sono i siciliani”
Miccichè, invece, arriva in Fiera quando manca solo un’ora alla chiusura della penultima giornata di Vinitaly. Una volta giunto si abbandona ai giornalisti. “Per la prima volta — si sfoga — a decidere sulla Sicilia non sono i siciliani. Se i nazionali avessero lasciato il pallino a noi, avremmo chiuso l’accordo in un quarto d’ora”. Il riferimento di Miccichè è alla trattativa imbastita per cercare di risolvere la frammentazione del centrodestra e venire a capo a una questione che sembra sempre più complessa.
Miccichè si sfoga
L’accordo, sulle Comunali di Palermo come sulle Regionali, però non c’è ancora. A Verona, quando Miccichè arriva, c’è ancora Musumeci ma l’incontro non avviene. Micciché, nel frattempo, dalla Capitale tesse la sua tela, chiama Ignazio La Russa per chiedergli di sganciare l’affaire Palazzo d’Orléans dalle trattative per il Comune e poi contatta Licia Ronzulli. “Le ho detto cosa farei — dice sorridendo — ma non lo rivelerò”. Poi dice nel corso della serata”: La Lega e Fratelli d’Italia ci hanno messo in un’impasse, colpa dei capricci di Nello Musumeci che aveva detto di volere fare una sola legislatura e invece si impunta sulla ricandidatura. Questa paralisi del centrodestra è negativa”. Poi lo sfogo in serata. “Il problema — sbuffa il presidente dell’Assemblea regionale — è che una volta si ragionava per ottenere il meglio per la coalizione, cioè per vincere. Ora tutti i partiti tirano per sé, e non per vincere: solo per candidarsi”.
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