Custodia cautelare in carcere a carico di Salvatore Milano, detto “Totuccio o Tatieddu”, accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di una società di Palermo che ha pagato per 20 anni considerando il pizzo un costo d’impresa.
I finanzieri del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, nell’ambito delle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno dato esecuzione all’ordinanza del Tribunale per il Riesame.
I fatti oggetto delle contestazioni risalgono agli anni 2016 e 2017, quando le indagini dei finanzieri del Gico consentirono di accertare il ruolo attivo di Salvatore Milano in merito ad una richiesta estorsiva commessa nei confronti di una nota attività commerciale del centro storico cittadino.
Nell’ambito dello stesso procedimento, a maggio del 2018, erano già stati arrestati per altre vicende estorsive Luigi Salerno e Giuseppe Bosco.
La richiesta estorsiva avanzata con metodo mafioso nei confronti dei titolari della predetta società prevedeva il pagamento di somme di denaro di importo compreso tra i 500 e 1.000 euro a titolo di “messa a posto”, necessaria per ottenere l’autorizzazione ad esercitare il commercio nel territorio del mandamento di Porta Nuova ed evitare la commissione di danneggiamenti o altri atti ritorsivi ai loro danni.
La misura della custodia cautelare eseguita è stata disposta dal Tribunale del Riesame di Palermo e confermata lo scorso 4 settembre dalla Corte di Cassazione, in accoglimento dell’appello della Procura della Repubblica – DDA avverso l’ordinanza del gip che lo scorso 23 dicembre, su istanza della difesa, aveva accordato al Milano gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.
Salvatore Milano è storico uomo d’onore appartenente alla famiglia mafiosa di Palermo Centro nella quale ha rivestito, tra l’altro, il ruolo di “cassiere” delle famiglie del mandamento mafioso di Porta Nuova provvedendo al sostentamento degli esponenti mafiosi detenuti o da poco scarcerati.
Milano era stato arrestato già nel 2008 e condannato in via definitiva dalla Corte d’Appello di Palermo per associazione mafiosa in seguito all’operazione “Perseo”, durante la quale era stato scoperto il primo tentativo di ricostruire la Commissione provinciale di Palermo di Cosa Nostra.
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