La mamma di Paolo La Rosa rivela di avere “paura” dello Stato. Il prossimo 9 marzo nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo sarà emessa la sentenza per quel terribile fatto di sangue e Loredana Zerbo ammette di non essere tranquilla per niente nonostante ci sia stata la richiesta di ergastolo da parte dell’accusa nei confronti del presunto assassino, Pietro Alberto Mulè: “Ho fiducia nella magistratura – evidenzia – ma ci sono state anche sentenza deludenti ed ho paura che possa deludere anche noi. L’assassino di mio figlio merita la pena che è stata richiesta ma la giustizia italiana fa spesso brutti scherzi”.
Ieri la fiaccolata
Parole dure come un macigno che Loredana Zerbo ha detto ieri sera, nel corso della manifestazione in cui è stato ricordato il figlio a due anni estati da quel tragico episodio di sangue. Paolo La Rosa, 21 anni di Cinisi, venne accoltellato secondo la ricostruzione dei carabinieri da Mulè davanti ad un locale notturno in piazza Titì Consiglio a Terrasini. Lo fece al culmine di una discussione per futili motivi. Prima si è tenuta una celebrazione in chiesa Madre in piazza Duomo, poi la fiaccolata sino a raggiungere il luogo del delitto.
La mostra
Ad attendere la famiglia di Paolo c’erano scuole, movimenti e associazioni del territorio e soprattutto i tanti amici dello sfortunato ragazzo. Ad essere stata realizzata proprio davanti al monumento che ricorda la giovane vittima una mostra con cartelloni e pensieri rivolti a Paolo. Tanti i messaggi espressi contro la violenza.
La “missione” della famiglia
Da quando sono stati colpiti dal tragico lutto, la famiglia di Paolo La Rosa ha trovato la forza di reagire. Non si è rintanata nel dolore e nello sconforto, quanto accaduto li ha spinti a far uscire tutta la loro “rabbia” in progetti di sensibilizzazione. Portano in giro nelle scuole la loro testimonianza di dolore e soprattutto di voglia di sconfiggere la violazione soprattutto tra i giovani.
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