Una delle opere più amate dai bambini, in cui nel passato si sono cimentati artisti del calibro di Roberto Benigni e Lucio Dalla viene adesso affrontata da Elio, lo straordinario narratore di “Pierino e il lupo” proposta insieme a “La storia dell’elefantino Babar”.
Lo spettacolo, tratto dai due popolari classici per la gioventù composti da Poulenc e Prokof’ev, andrà in scena al Teatro Politeama Garibaldi venerdì 24 marzo alle 20,30 e sabato 25 marzo alle 17,30 con l’accompagnamento dell’Orchestra Sinfonica Siciliana diretta da Danilo Grassi.
La storia dell’elefantino Babar inizia in un pomeriggio noioso e sonnolento dell’estate del 1940 quando Francis Poulenc (1899-1963), in compagnia della famiglia, stava suonando al pianoforte una sua composizione, Melancolie, senza riscuotere troppo successo presso la piccola nipote di quattro anni. La bambina, annoiata da quella musica, disse con sincerità e anche con una certa impertinenza allo zio: “Zio Francis, che musica noiosa. Suona questo piuttosto”. Così dicendo, la bimba prese un album con la favola dell’elefantino Babar, opera di Cecile de Brunhoff del 1931, e lo pose sul leggio del pianoforte, imponendogli di suonare; Poulenc, divertito, incominciò ad improvvisare degli accordi facendo finta di leggere della musica su quell’album.
La storia dell’elefantino Babar, originariamente composta per voce e pianoforte, fu orchestrata nel 1962 poco prima della morte del compositore da Jean Françaix e in questa forma ebbe un notevole successo. La trama, molto semplice, narra le peripezie di un elefantino nato nella foresta che, dopo la morte della mamma, giunge in città dove entra a contatto con un realtà nuova che suscita nel suo animo un’improvvisa quanto notevole meraviglia. Ritornato nella foresta, Babar che, vivendo tra gli uomini, aveva fatto delle esperienze importanti ignote agli altri elefanti, viene eletto re degli elefanti.
Pierino e il lupo è uno dei lavori più famosi di Sergej Sergeevič Prokof’ev (1891-1953) che nacque nel 1936, un anno particolarmente difficile per i compositori sovietici; il 22 gennaio, infatti, dalle colonne della «Pravda», il giornale ufficiale del partito comunista sovietico, era stato mosso un attacco senza precedenti alla loro libertà artistica. Probabilmente a causa di questo pesante clima culturale o forse perché attratto dal mondo infantile, Prokof’ev decise di scrivere un lavoro interamente destinato ai bambini. Il lavoro fu commissionato nel 1936 dal Teatro Centrale dei Bambini di Mosca commissionò a Prokof’ev. Lo scopo era appunto la stesura di una nuova opera musicale per bambini, che avvicinasse alla musica anche i più giovani. Il compositore accettò, incuriosito dal particolare incarico e in soli quattro giorni completò il lavoro.
La trama di questa favola è molto semplice: Pierino, con grande coraggio, cattura il lupo nella foresta e lo consegna ai cacciatori. Molto efficace è la rappresentazione sia dei due protagonisti, Pierino, caratterizzato dai timbri degli archi, e il lupo, da quello sinistro e minaccioso dei corni, sia degli altri personaggi con il flauto che imita il canto dell’Uccellino, l’oboe quello dell’Anatra, il clarinetto quello del Gatto, il fagotto la voce del Nonno. I timbri di questi strumenti emergono all’interno di un organico da camera che fa risaltare una scrittura semplice, alla quale non è estraneo nemmeno uno scopo didattico. Gli strumenti vengono, infatti, mostrati ai bambini per metterli a contatto con il mondo affascinante e, al tempo stesso, fiabesco della musica. L’opera fu eseguita a Mosca il 2 maggio 1936 dalla Filarmonica di Mosca. La prima ebbe scarso pubblico e nessuno, compreso l’autore, avrebbe mai immaginato lo straordinario successo che avrebbe avuto tra grandi e piccini. In Italia in tempi recenti artisti del calibro di Lucio Dalla e Roberto Benigni (diretto da Claudio Abbado) si sono cimentati nell’opera, riscuotendo grande successo. Elio, dal canto suo, non fa trapelare nulla della sua interpretazione e traccia narrativa, ma è lecito immaginare qualche sconfinamento nella realtà di oggi.