“I tagli al Teatro Massimo non gravino sui lavoratori. No alla svendita culturale del teatro e vigilare su tutti i costi della Fondazione”.
Sono alcune delle richieste dei lavoratori aderenti al Libersind Confsal, dopo il recente incontro con la direzione della Fondazione Teatro Massimo nel quale si apprendeva del mancato contributo economico da parte del Comune per l’anno 2021, pari a 3 milioni di euro.
Una situazione attesa e denunciata già nelle settimane scorse dallo stesso sindacato, dopo la convocazione del Consiglio di indirizzo del 18 febbraio scorso e lo stallo di tutte le trattative, dove venivano già denunciati i timori di subire tagli ai finanziamenti, come già accaduto al Teatro Biondo, e che hanno hanno trovato conferma nelle dichiarazioni del Sovrintendente Marco Betta.
Una situazione in cui appariva palese che la Fondazione fosse in affanno e che risposte fondamentali per i lavoratori tardavano ad arrivare. Lo sciopero del Libersind Confsal dell’1 marzo, in occasione del concerto “Noche Espanola” diretto da Placido Domingo, voleva accendere i riflettori su una situazione stagnante che celava scenari di vecchia memoria.
“Si preannuncia – dichiarano congiuntamente la segreteria aziendale e provinciale del Libersind Confsal – una stagione di tagli che non dovranno gravare sempre sui lavoratori. Abbiamo chiesto l’elenco delle consulenze e delle voci che costituiscono dei costi extra. La programmazione sta già subendo una rimodulazione, ma bisognerà garantire anche il perimetro occupazionale dei tempi determinati”
L’assemblea dei lavoratori ha espresso la ferma determinazione nel vigilare su tutti i costi, dopo i tagli ai salari degli ultimi 20 anni e la cassa integrazione per la pandemia.
“Ci saranno – continuano la segreteria aziendale e provinciale del Libersind Confsal – incontri serrati con i sindacati e non faremo sconti a nessuno, pretenderemo trasparenza su tutti i costi. Il Consiglio di indirizzo sarà convocato con regolarità. È una fase delicata in cui tutti devono assumersi la propria responsabilità. Faremo pressioni sulle istituzioni politiche perché il nostro teatro, così come il Biondo, vengano realmente tutelati e valorizzati. Siamo stanchi di assistere al depauperamento culturale e alla “svendita” dei presidi identitari di un Paese. Intanto sul futuro del precariato non arriva nessuna informazione. Scendere in piazza sarà sterile se una certa politica ha deciso di poter fare a meno dei teatri. L’invito a essere per la prima volta uniti e compatti a tutela dei lavoratori lo rivolgiamo a tutte le organizzazioni sindacali. Dobbiamo fare i conti innanzitutto all’interno per rivendicare con gli interlocutori preposti quanto è stato sottratto in questi anni. La nostra protesta, nata per denunciare l’inerzia degli ultimi anni su alcune problematiche, ha palesato le gravi sofferenze di un mondo apparentemente dorato”.
“Si precisa inoltre – continuano la segreteria aziendale e provinciale del Libersind Confsal – che su quanto accaduto per la messa in scena del Concerto di Placido Domingo, alcune dichiarazioni rese da un maestro collaboratore dipendente del Teatro, in occasione del Primo concorso internazionale per cantanti lirici “Gino Marinuzzi “, sul tentativo di portare in scena a tutti i costi il concerto, insieme ad alcuni episodi discriminatori, hanno spinto il Libersind ad inviare una diffida per ripristinare ordine anche nelle relazioni sindacali”