I sindacati del Teatro Massimo Fials Cisal, Slc Cgil, Fistel Cisl e UilCom, hanno proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori del teatro. Protestano per il mancato accordo sulla definizione della pianta organica e chiedono un incontro con i vertici istituzionali locali e regionali.
La richiesta è quella di considerare anche i 42 precari rimasti fuori dalla stabilizzazione che ha riguardato 105 unità. Chiedono in pratica la stabilizzazione per tutti i 380 lavoratori del teatro e non solo per i 338 attuali.
Antonio Barbagallo, segretario provinciale della Fials Palermo, Marcello Cardella, segretario provinciale della Slc Cgil, Giuseppe Tumminia, segretario provinciale della UilCom e Francesco Assisi, segretario regionale della Fistel Cisl, hanno dichiarato:
“Non possono rimanere fuori 42 lavoratori con le loro famiglie. Dichiariamo lo stato di agitazione e chiediamo un confronto con le istituzioni per manifestare il nostro dissenso circa il mancato accordo con i sindacati sulla dotazione organica e la relativa uscita dal precariato del personale della Fondazione Teatro Massimo di Palermo. Interrompendo il dialogo in corso con le parti sociali, la direzione della Fondazione ha di fatto operato una riduzione d’organico, lasciando fuori dal perimetro occupazionale decine di unità che oggi prestano la propria professionalità presso l’istituzione culturale più rappresentativa dell’isola”.
I rappresentanti delle quattro sigle sindacali continuano: “Questo quadro viene reso ancora più critico dalla mancanza di un progetto pluriennale di sviluppo e rilancio del teatro palermitano dove molti reparti produttivi vengono sensibilmente ridimensionati assieme alla produzione artistico-musicale. Questa mancata progettazione, in prospettiva dei fondi dedicati al mondo della cultura previsti dal PNRR 2021, comporterà una perdita di investimenti pubblici e privati che il Teatro Massimo non può e non deve permettersi”.
“Chiediamo maggiore competenza ed energia nella costruzione del futuro del teatro – aggiungono – il quale può ambire a molto più di una semplice sopravvivenza nel panorama delle fondazioni lirico-sinfoniche italiane. Questo risultato mancato sulla nuova dotazione organica, che i lavoratori rincorrono da anni, va riportato sul confronto istituzionale. Servono risposte per garantire la continuità progettuale e occupazionale di una realtà culturale importante”.
E concludono: “Noi non abbiamo chiesto un elemento in più rispetto a quelli che in questo momento sono previsti all’interno della Fondazione. Parliamo di personale indispensabile per la prosecuzione delle attività artistiche. Di questo passo si rischia la morte di questa istituzione culturale. È in un momento come questo, in cui si vuole la ripartenza del teatro, che si deve optare per la riduzione della forza lavoro?”.