Caro Presidente, cari consiglieri, cari amici.
Ci sono momenti in cui bisogna riflettere sul da farsi, e altri in cui bisogna riflettere sul già fatto. Questi giorni per me sono stati difficili perché ho dovuto riflettere su entrambe le cose: il da farsi e il già fatto.
Le mie dimissioni erano state dettate da motivazioni personali, politiche e professionali. Posso dire che grazie a voi e ai Soci su quelle politiche e professionali ho ricevuto garanzie che mi consentono di guardare fiducioso al futuro del teatro Biondo. Fra Regione, Comune, Fondazione e Consiglio d’Amministrazione ora sembra esserci un’unanimità d’intenti che lascia sperare. I lavoratori del Biondo sapranno cogliere il nuovo clima, facendo anche loro le scelte migliori per risanare il teatro, operazione ormai indifferibile, pena la soccombenza definitiva.
Il piano di risanamento è duro, ma sebbene permangano alcune mie perplessità iniziali, spero che risulti sostenibile e consenta il funzionamento del teatro, per le sfide che ci aspettano già sul breve periodo. Non partire con la nuova stagione sarebbe un colpo ferale per il Biondo, per questo sento il dovere, pur di avviarla, di passare sopra anche alle motivazioni personali, che pure restano.
A Voi, ai Soci, ai lavoratori, al mondo del teatro nazionale e alla città – che è stata la più solidale e comprensiva nei miei confronti – chiedo di fare ciascuno la propria parte, perché se anche una sola delle componenti venisse meno ogni sforzo sarebbe vano. E di fronte a un fallimento a dimetterci dovremmo essere tutti: io per primo, nuovamente.
Grazie per la pazienza. Confido nel vostro aiuto per ricominciare.