- Teatri chiusi per il Covid, manifestazioni promossa da Unione Nazionali Interpreti Teatro e Audiovisivo
- L’iniziativa in programma stasera dalle 19.30 alle 21, 30, luci accesi e sedi aperte
La protesta dei teatri, ad un anno da inizio pandemia insieme per chiedere riaperture
Anche i teatri siciliani accenderanno questa sera le loro luci e resteranno aperti, aderendo alla manifestazione promossa dall’Unita (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo).
All’iniziativa, che si svolgerà dalle 19:30 alle 21:30, hanno aderito in molti: a Palermo Teatro Massimo, Al Massimo e Stabile, a Catania Stabile,
Il Gatto Blu e Musco Teatro, a Ragusa Maison Godot e a Serradifalco il Teatro Comunale De Curtis. A un anno di distanza dal primo provvedimento governativo che intimava la chiusura immediata dei teatri nelle principali regioni del Nord, estendendo rapidamente il provvedimento a tutto il territorio
nazionale, Unita chiede al nuovo Governo e a tutta la cittadinanza che si torni immediatamente a parlare di Teatro e di spettacolo dal vivo, che si programmi e si renda pubblico un piano che porti prima possibile ad una riapertura in sicurezza di questi luoghi.
Unita ha invitato inoltre tutti gli artisti, le maestranze e il pubblico a organizzare, ovunque possibile, in tutta Italia – rispettando, come hanno sempre dimostrato di saper fare, ogni misura di sicurezza – un presidio dei teatri nella serata del 22 febbraio, “perché questi luoghi tornino simbolicamente ad essere ciò che da 2500 anni sono sempre stati: piazze aperte sulla città, motori psichici della vita di una comunità”.
Il precedente, la protesta dei ristoratori
In Sicilia ‘#ioapro‘, l’iniziativa lanciata sui social che invitava i ristoratori a restare aperti, a partire dal 15 gennaio, contro le restrizioni anti Covid. Diverse le reazioni all’iniziativa.
C’ chi come Franco Virga, titolare di cinque ristoranti a Palermo (Bocum, Ajamola, Gaggini, Buatta e Libertà ) si era detto favorevole altri non sono d’accordo Dice Virga: “è un’azione da fare perché è palese che il contagio non si trasmette nei ristoranti ma negli assembramenti come le file per fare compere e quindi la nostra chiusura è una vera e propria penalizzazione delle nostre attività. Basterebbe per ricominciare a lavorare aumentare la distanza tra i tavoli e aprire anche la sera. I ristori ricevuti dal governo sono stati esigui rispetto ai costi di gestione nei locali, come il pagamento degli affitti”.
Di parere diverso Filippo Ventimiglia del ristorante Quattroventi a Palermo: “non aderisco e non sono favorevole all’iniziativa – dice – anche se capisco che sarà una gesto simbolico perché penso che per chi non fa il delivery come me non è pensabile alzare la saracinesca. Oltre al danno ci sarebbe la beffa a causa delle sanzioni che potremmo ricevere. Sto rispettando le norme per ripartire una volta per tutte”.
Anche Giuseppe Costa, titolare del ristorante con una stella Michelin Il Bavaglino a Terrasini e del locale La dispensa a Palermo non è d’accordo con l’appello a riaprire. “Non aderisco, anche se con rabbia, per una mia etica professionale: mi piace rispettare le regole. Ma stiamo soffrendo tanto per le restrizioni soprattutto per l’attività di Palermo aperta nel 2019 per la quale siamo stati tagliati fuori dai contributi”.
Antonio Bernardi, “patron” dello storico ristorante “Filippino” a Lipari, nelle isole Eolie, è sconsolato e si dice favorevole all’iniziativa. Anche perchè, spiega, “potremmo essere costretti presto a chiudere tutto definitivamente”. “Il nostro mondo della ristorazione italiana di qualità oramai è esausto. – aggiunge – I ristori, quando sono arrivati, sono state delle briciole. Abbiamo accettato anche il gioco dei colori, delle aperture e chiusure per salvare il Natale, poi per salvare gennaio. Chiediamo al governo: fateci lavorare in sicurezza ma con la possibilità di fare impresa, oppure permetteteci di arrivare ancora vivi al momento della ripartenza con giusti ristori, non briciole”.
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