Il Comune di Palermo deve fare cassa e anticipa l’entrata in vigore degli aumenti legati alla tassa di soggiorno. Segnali che danno il senso di come a Palazzo delle Aquile serva far cassa e avere liquidità. E questa non è di certo una novità dal momento che è in atto una manovra per riequilibrare i conti del municipio. Certamente questa mossa sembra dare un’ulteriore conferma di come l’ente locale abbia l’acqua alla gola. L’amministrazione comunale ha stabilito di far partire le nuove tariffazioni, aumentate del 100%, dal prossimo 1 settembre. L’obiettivo è far cassa chiaramente con i turisti di settembre che affollano le strutture ricettive della città.
Non potevano mancare le polemiche per questa decisione. Certamente Palermo ha subito contraccolpi pesanti sul piano dell’immagine, come il resto della Sicilia, a causa dell’emergenza incendi di fine luglio con decine di ettari di boschi divorati dal fuoco. Nel capoluogo siciliano c’è stata l’aggravante del problema diossina sprigionata dalla discarica di Bellolampo andata a fuoco. Assoturismo Confesercenti aveva chiesto di posticipare la modifica al nuovo anno così da aggiornare le informazioni verso l’utenza. L’amministrazione aveva rassicurato sul fatto che le nuove tariffe sarebbero entrate in vigore dall’1 ottobre. Subito dopo Ferragosto, invece, è stato comunicato alle associazioni datoriali che le nuove imposte decorrono dall’1 settembre.
“Una scelta – dichiara Marco Mineo, presidente Assohotel Confesercenti Palermo – fortemente inopportuna, fuori da ogni logica di sviluppo turistico e sicuramente estranea da qualsiasi concertazione con le parti sociali”. La categoria ha già contattato l’assessore comunale al Turismo che si è detto disponibile ad un incontro per affrontare la problematica.
L’imposta di soggiorno è il contributo richiesto a chi pernotta nelle strutture ricettive del capoluogo siciliano senza essere residente a Palermo. Una “tassa” che quindi riguarda i turisti e i gestori di hotel e b&b, dalla quale il Comune di Palermo conta di incassare un surplus complessivo di 20 milioni di euro in dieci anni. Maggiori entrate calcolate in 500.000 euro per il 2023, ma che si alzano a 2,4 milioni di euro all’anno fino al 2031. Risorse alle quali si sommerà l’istituzione di una addizionale sui diritti portuali.