“A livello nazionale, siamo convinti che Forza Italia possa raggiungere circa il 20 percento dei consensi. Il nostro ministro e segretario, Antonio Tajani, è pienamente consapevole del potenziale del nostro gruppo in Sicilia e della necessità di continuare a lavorare con impegno e determinazione. Crediamo fermamente che, con una strategia condivisa, possiamo consolidare e ampliare il nostro sostegno tra gli elettori.

Siamo già a lavoro su numerose questioni di grande importanza, tra cui la vertenza relativa allo stabilimento dell’ex Fiat di Termini Imerese. Questa è solo una delle tante battaglie che intendiamo portare avanti per tutelare i diritti dei lavoratori e promuovere lo sviluppo economico della nostra Sicilia”. Queste le parole dell’assessore alle Attività Produttive Edy Tamajo nel suo blog.

L’attesa per il rimpasto

Da un lato i partiti fremono per un rimpasto di governo regionale ampio – tra i quattro e gli otto nuovi nomi per gli assessori della giunta Schifani – dall’altro il freno di Renato Schifani che punta apertamente ad un “rimpasto chirurgico” con un massimo di due volti diversi da quelli iniziali.

Questa la partita a Palazzo d’Orleans dopo i risultati delle Europee e – in proporzione – quelli delle Amministrative in 37 Comuni dell’Isola. In attesa che Edy Tamajo, forte dei suoi 121mila e passa voti raccolti, sciolga il dubbio amletico tra l’andare a Bruxelles o di rimanere in giunta regionale ma anche sulla decisone del tribunale del Riesame su Luca Sammartino in merito all’inchiesta per corruzione che ha coinvolto l’ex assessore all’Agricoltura. Il Riesame si pronuncerà sull’interdizione dai pubblici uffici inflitta dal gip. Tale decisione è attesa per il 26 di giugno. Nel frattempo Schifani dovrà resistere all’attacco di Fratelli d’Italia proprio su questa delega che da metà aprile è temporaneamente nelle mani del presidente.

Schifani vuole il rimpasto “chirurgico”

Due, quindi, le parti. Il presidente della Regione Renato Schifani vuole optare per un cambio “chirurgico”, un rimpasto con qualche cambio ma con deleghe immutate fra i partiti. Pochi, pochissimi, indizi che servono però a limitare ambizioni e pretese di alleati e singoli big dei partiti.

Schifani non vuole aprire la maglia delle deleghe. Immagina un rimpasto “soft” in cui l’impalcatura del governo resti intatta e arrivino solo le indicazioni dei partiti per cambiare qualche uomo al timone degli stessi assessorati. Il presidente pensa a quattro nuovi assessori al massimo. E al 90% le deleghe resteranno intatte, ha fatto trapelare il presidente a chi gli ha parlato ieri concedendosi solo l’eventualità di qualche cambiamento. È un messaggio a Fratelli d’Italia, che a caldo lunedì, ha chiesto di avere deleghe più pesanti: Agricoltura e Formazione in primis.

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