- L’accordo sul disavanzo con Roma ed i tagli sulle spese dalle partecipate
- Entro il 30 aprile le partecipate dovranno predisporre un piano di riorganizzazione
- Senza la riorganizzazione è prevista la decadenza degli organi di amministrazione
Le società a totale o maggioritaria partecipazione della Regione, dovranno procedere, entro il 30 aprile, alla predisposizione di un piano di rientro per la riduzione delle spese correnti pari al 3% rispetto a quelle sostenute nell’anno precedente.
Se non lo faranno è prevista la decadenza degli organi di amministrazione e una eventuale azione di responsabilità nei loro confronti. Lo prevede una norma della legge di stabilità approvata dal governo Musumeci, prevista nell’ambito dell’accordo con Lo Stato sul disavanzo.
“La proposta mira a un efficientamento della spesa degli enti pubblici e privati che, a vario titolo, usufruiscono di contributi regional – si legge nella relazione di accompagnamento – L’introduzione di una rendicontazione aggiuntiva, rendendo più efficace il controllo della spesa degli enti, consentirà di determinare l’effettivo fabbisogno finanziario per gli esercizi successivi a quello di riferimento”.
Nell’accordo con Roma sul disavanzo c’è proprio un accordo che prevede il taglio delle partecipate.
Un processo di razionalizzazione che si accompagna anche al taglio delle spese per gli affitti di enti e società che rientrano nel Gap (Gruppo amministrazione pubblica). Alcune di queste, come l’Espi, l’Ente siciliano per la promozione industriale, hanno già lasciato i locali: tra queste l’Eas, che finirà nello stesso stabile che ospita l’Irfis, e la stessa Resais, che confluirà in Sas. Anche Sicilia Digitale ha disdetto il suo contratto d’affitto e e con l’Autorità regionale per l’innovazione tecnologica si trasferirà al Centro direzionale palermitano di Brancaccio.
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