Orizzonte a tinte fosche per i 75 dipendenti di Sviluppo Italia Sicilia. Stamane le segreterie territoriali e i rappresentanti sindacali di RSA Fiba Cisl, Fisac CGIL, Fabi, UGL Credito e Uilca UIL hanno incontrato il liquidatore, l’avvocato Vincenti, che ha inoltrato ai sindacati l’avvio della procedura di licenziamento collettivo dei lavoratori.
I sindacati non ci stanno e vogliono vederci chiaro. E scrivono: “In questo contesto appaiono surreali le dichiarazioni rilasciate alla stampa lo scorso 4 settembre dall’Assessore Marziano, che ha affermato “Entro martedì Sviluppo Italia Sicilia deve dirci se possiamo contare sulle sue forze”. Ma quali forze Assessore? Ha già forse dimenticato che il Governo, di cui Lei è un autorevole esponente, ha ucciso Sviluppo Italia Sicilia ponendola in liquidazione volontaria? E adesso Lei vuole sapere se può contare sulle forze di un cadavere?”.
“Surreale appare anche la preoccupazione di un altro Assessore – scrivono i sindacati – il Vice Presidente della Regione, Mariella Lo Bello, “preoccupata” per le conseguenze della chiusura di Sviluppo Italia Sicilia sulla gestione dei fondi per le start-up stanziati nell’ultima finanziaria. Inoltre non potrà essere del tutto completato l’iter agevolativo relativo all’attuazione della legge regionale 23/2008 Art. 1 e 2 – “Imprese giovanili, femminili e nuova costituzione” e “Imprese di qualità” per la quali si prevede un danno a carico della Regione di 50 milioni di euro nel caso in cui non si trovasse una soluzione operativa per chiudere le fasi di erogazione, verifiche in loco, predisposizione relazioni finali, emissioni decreti di concessione definitivi, erogazione saldi finali, restituzioni cauzioni versate dai beneficiari e svincolo delle polizze fideiussorie.
Surreale è la chiusura di Sviluppo Italia Sicilia in assenza di uno straccio di soluzione per le 20 aziende dell’incubatore di Catania e per i loro 200 dipendenti.
Surreale tutto ciò dopo che 75 lavoratori da quasi due anni vengono mortificati e ingannati, lavoratori che vantano crediti per stipendi non corrisposti (oltre 14 mensilità) e contributi non versati per circa 4 milioni di euro e che responsabilmente si erano impegnati a gestire le commesse in atto credendo, a ragione, nella possibilità di rilancio di una società definita più volte “strategica” da parte del socio unico Regione Siciliana nonché dal Parlamento Regionale.
E strategica lo è davvero SIS a sentire le parole dell’Assessore Marziano e Lo Bello”.
“Il LAVORO per questa società – attaccano i sindacati – c’era e c’è ancora, quello che manca invece è una qualunque analisi costi/benefici a supporto delle scelte di questo Governo Regionale, privo di capacità prospettica e di riflessione od anche solo capace di immaginare le conseguenze delle sue decisioni. Lo sa bene anche un altro illuminato Assessore, Alessandro Baccei, protagonista assoluto insieme al suo entourage di questo scempio. Ed ora dopo il danno la beffa, prima si uccide Sviluppo Italia Sicilia e adesso si fa appello alle “forze” di un cadavere, al buon senso, alla responsabilità.
A questo punto le organizzazioni sindacali invitano il governo tutto a dare seguito al progetto, che prevede il trasferimento di TUTTI i lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia in SAS – Servizi Ausiliari Sicilia, trasferendo immediatamente le commesse ancora in essere a quest’ultima e chiedono contestualmente l’approvazione in Parlamento della norma contenuta nella mini-finanziaria che consenta di far transitare in SAS TUTTI i lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia”.
E’ con fortissima preoccupazione dunque che i sindacati “fanno appello alle Segreterie Confederali e al Governo affinchè si apra immediatamente un tavolo di confronto per individuare le soluzioni più opportune volte a tutelare i livelli occupazionali e le professionalità di tutti i 75 lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia che possono ancora rappresentare una risorsa e non un peso per questa Regione e perché non paghino i lavoratori un prezzo altissimo per le colpe altrui”.
I sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione e lo sciopero a oltranza fino a quando non riceveranno risposte concrete volte a risolvere la vertenza e nei prossimi giorni, fanno sapere, depositeranno istanza di fallimento per tutelare i propri interessi.