C’è un disagio diffuso a Palermo. Un malessere che si cerca di nascondere, ma che dati e storie portano alla ribalta. Spesso quando il malessere si trasforma in tragedia. Tanto che le forze dell’ordine sono impegnate più che al contrasto della delinquenza diffusa a soccorrere i tanti che si rivolgono alle sale operative per maltrattamenti, percosse e liti in famiglia, o perché disperati cercano di uscire da una vita che in certi momenti sembra senza futuro.
I cosiddetti codici rossi, gli interventi in soccorso delle donne, in questi anni di pandemia sono in aumento costante. Lo dicono gli agenti di polizia delle volanti e i carabinieri del radiomobile che ogni giorno coprono i turni di controllo del territorio. Sono scritti nero su bianco sui brogliacci redatti ogni giorno di riepilogo degli interventi. Accanto ai codici rossi ci sono i suicidi o i tentati suicidi spesso sventati dalle forze dell’ordine a volte per pochi secondi.
Alcune notti fa in via Costantino Nigra due agenti del commissariato Libertà, chiamati dai sanitari del 118, sono riusciti a salvare un ragazzo di 20 anni che aveva pensato di farla finita. I due agenti sono riusciti appena in tempo a liberarlo e consegnarlo ai medici del 118 che lo hanno portato in ospedale.
“Sono stati bravissimi. In pochi secondi sono riusciti a ridare la vita ad un giovane che era spacciato – racconta un testimone che ha assistito all’intervento – Sembrava una situazione disperata e invece i due agenti con tanto sangue freddo lo hanno salvato”.
Poliziotti e carabinieri, a Palermo, come in tante grandi città, sono il nuovo front office della disperazione. Con un servizio sociale smantellato sono loro i primi ad arrivare sui posti e cercare di dare un primo soccorso. Un primo soccorso che dovrebbe essere seguito da interventi mirati da parte di professionisti che invece spesso non arriva.
Nei condomini spesso si tocca con mano la disperazione. Urla, liti continue, che sono solo l’espressione manifesta della sofferenza e forse la richiesta di aiuto, visto che non si ha alcuna volontà di nascondere il disagio.
Ma a chi affidare queste segnalazioni? Chi deve intervenire? Sempre e solo gli agenti e i carabinieri. Forse che non bisognerebbe partire da qui? Cercare di ricostruire una Rete per dare risposte immediate al disagio? Non è questa un’infrastruttura necessaria, ormai, indispensabile, su cui puntare.
Abbiamo bisogno di servizi efficienti, strade percorribili. Ma non dovrebbero essere le persone al centro degli interventi della politica? Senza un sistema d’aiuto le frasi di circostanza ad ogni femminicidio o davanti alle tragedie che si cercano sempre di coprire e seppellire nel silenzio saranno le solite banali dichiarazioni volte solo a realizzare servizi televisivi o articoli sui giornali.