Proseguono le indagini sullo stupro della 19enne palermitana abusata da sette ragazzi e che adesso si stanno concentrando sui video girati dai carnefici. La vittima ha denunciato e i responsabili della violenza sono tutti detenuti. Le attenzioni degli inquirenti sono puntati in particolare sul video girato dal più grande tra i giovani
indagati. Al vaglio in particolare una intercettazione, seguita prima del suo arresto, di Angelo Flores.
L’intercettazioni al vaglio
Il giovane dice, rispondendo a un amico che lo invita a cancellare il filmato della violenza: “Ma io adesso li sto eliminando tutti. Li sto mandando solo a chi li devo mandare e li elimino”. Una frase che fa pensare a una condivisione del video. Gli inquirenti stanno accertando a chi Flores abbia mandato le immagini e quale fosse la finalità del suo uso.
L’allarme: abbassata età media stupratori
“Non abbiamo dati sufficienti per sapere se il fenomeno sia aumentato rispetto al passato o ne sia aumentata la visibilità. Ma negli ultimi anni si abbassata l’età di chi commette violenza contro le donne. Quel che è certo è che la castrazione chimica per gli stupratori non risolverebbe il problema. Dobbiamo piuttosto interrogarci su strategie di prevenzione in termini educativi, per insegnare ai giovani empatia e rispetto”. Lo dice all’Ansa Antonella Costantino, direttore dell’unità operativa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza della Fondazione Policlinico di Milano, commentando anche l’episodio di Palermo.
Una questione culturale
Il nodo, precisa, “è la cultura di fondo: stupro e omicidio non sono meno presenti in Paesi in cui c’è la pena di morte. In chi li commette – prosegue Costantino, past president del Sinpia, società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza – c’è di base una mancata percezione di ciò che si fa e questo nasce dall’incapacità provare empatia per l’altro. Il non interrogarsi su cosa succede a chi ho davanti è legato anche alla violenza disseminata dalle serie tv ai videogiochi, che quasi desensibilizza e rende assuefatti al dolore dell’altro”. La pandemia Covid ha fatto emergere un disagio mentale piuttosto diffuso e “le persone oggi sono più disposte a chiedere aiuto ma”, prosegue Costantino, “ha ridotto questo disagio a una sofferenza individuale, mentre in realtà riguarda tutta la collettività”.
L’influenza dei social
L’altro problema, evidenzia, “è che si sta imponendo il valore dominante della riuscita, spesso identificato come potere, ma anche sopraffazione. Questo ha sui social la sua cassa di risonanza, tanto che alcuni degli accusati dello stupro di Palermo si sono vantati di quanto fatto: i media amplificano e distorcono, permettono di empatizzare con i carnefici e allo stesso tempo di scatenare l’odio”. Colpisce l’età giovane dei ragazzi coinvolti: “Si è abbassata l’età media per ogni cosa, inclusi i rapporti sessuali, le patologie psicologiche o le dipendenze, un fenomeno dovuto a una spinta della società stessa che porta ad anticipare la maggior parte delle esperienze”.
I fattori di rischio molteplici
Ci sono fattori di rischio diversi che possono portare a commettere gesti simili. Ma, secondo direttore dell’unità operativa di Neuropsichiatria, “non è solo questione di degrado o povertà, come vediamo da tante denunce questi episodi di cronaca avvengono anche in contesti molto benestanti”. Con il web il mondo cambia rapidamente e, conclude l’esperta, “dobbiamo cambiare in fretta le risposte che diamo: non si tratta solo dello psicologo a scuola o della terapia individuale. Servono interventi pedagogici e culturali, che lavorino precocemente sulle dinamiche di gruppo sull’insegnare il rispetto reciproco”.
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