Terzo trimestre 2023: a distanza di un anno aumentano i ritardi gravi

Studio pagamenti Cribis: Sud e Isole ritardi +14,8%

Secondo lo studio pagamenti di Cribis, nell’ultimo anno i pagamenti con oltre 30 giorni di ritardo (ritardi gravi) raggiungono il 9,4%, in aumento rispetto al 9,1% del Q3 2022, confermando un lento ma continuativo peggioramento nella puntualità dei pagamenti dovuto al contesto macroeconomico e alla maggiore incidenza dell’inflazione e del calo dei prestiti alle imprese. Tuttavia, il dato sui ritardi gravi si mantiene distante rispetto ai dati negativi registrati nel Q4 2019 (10,5%) e nel Q4 2020 (12,8%). A settembre 2023 i pagatori puntuali rappresentano il 41,1% del totale delle realtà italiane analizzate, dato in linea rispetto al terzo trimestre del 2022 (41,2%), ma che mostra un miglioramento sia rispetto al Q4 2019 (34,7% pre-pandemia) che al Q4 2020 (35,7%). Concorrono a formare lo studio pagamenti Cribis imprese di diverse dimensioni, aree geografiche e settori, con condizioni che variano a seconda della grandezza dell’azienda, della posizione geografica e dell’industria di appartenenza.

I tempi di pagamento

I tempi medi di pagamento sono pari a 71 giorniche rappresenta la media nazionale. In particolare, si sottolinea il dato sulle microimprese che confermano la performance positiva con una concentrazione del 42,8% di pagatori puntuali, e una media di tempi di pagamento di 69 giorni, ma che registrano anche il più alto livello di ritardi gravi (10,3%).

I settori merceologici

Per quanto riguarda i settori, nell’ultimo anno si è assistito ad una crescita dei ritardi gravi per diversi gruppi merceologici. In particolare, rispetto allo stesso trimestre del 2022, il settore dei Trasporti ha registrato un aumento del 21,5%, seguito da Costruzioni (+16,5%), Servizi per le persone (+13,3%), Installatori (+12,7%), Energy&Telco (+12,3%) e Industrie del legno e dei mobili (+11,1%), come sottolineato dallo studio. La crescita dei ritardi nei pagamenti in questi settori è influenzata principalmente dal contesto inflazionistico, dalle fluttuazioni nel costo delle materie prime e dall’instabilità dei mercati energetici, nonché dai problemi di liquidità delle imprese. Ultimo trimestre in sofferenza per il settore Ristoranti e Bar che registrano il più 19,4% di ritardi gravi, e i settori GD/DO e l’industria alimentare che raggiungono una quota di ritardi gravi del 12%, condizionata prevalentemente dalla necessità di mantenere i prezzi competitivi.  La media in giorni più alta sui tempi di pagamento riguarda le industrie chimiche e quelle della ceramica (91 giorni), mentre la più bassa è quella dei Servizi per le persone che non superano i 30 giorni. Il settore Energy&Telco ha una media di 69 giorni, l’Industria siderurgica di 82 giorni, mentre GD/DP e Alimentari rispettivamente di 67 e 71 giorni.

Le macroaree geografiche

Dall’analisi sulle macroaree geografiche il Nord Est risulta l’area geografica più affidabile con il 47,9% di pagamenti regolari, stabile rispetto al Q3 2022 (47,8%). Per quanto riguardo il Nord Ovest, lo studio evidenzia un miglioramento della puntualità dei pagamenti per la Valle d’Aosta, che passa dal 35,8% del terzo trimestre 2022 al 40,2% del Q3 2023. Le imprese dell’area Sud e Isole continuano a mostrare le maggiori criticità con aumento dei ritardi gravi del +14,8% in confronto al 14,6% dello stesso trimestre 2022. In leggero miglioramento i pagamenti puntuali che si assestano al 28,6% rispetto al 28,1% dello scorso anno. Per quanto riguarda le regioni, la Lombardia, l’Emilia-Romagna e il Veneto sono le regioni con la maggiore quota di pagamenti regolari (sopra il 47%), mentre la Sicilia e la Calabria occupano l’ultima posizione del ranking regionale del pagamento puntuale con una quota pari al 23,7% per la prima e del 25% per la seconda. Il Trentino-Alto Adige è la regione con la media più bassa pari a 64 giorni medi, mentre Lazio e Calabria sono le regioni con i valori più alti (82 e 81 giorni medi).

L’analisi dei dati

I dati riflettono la complessità delle sfide finanziarie e dei ritardi nei pagamenti che le imprese italiane stanno affrontando. È importante che le aziende adottino strategie flessibili per gestire efficacemente queste difficoltà e garantire la loro resilienza finanziaria in un ambiente economico in continua evoluzione. Attualmente le direttive europee stabiliscono un termine di pagamento di 30 giorni per le transazioni commerciali, sebbene tale periodo possa essere esteso a 60 giorni o più. Recentemente, la Commissione Europea ha manifestato preoccupazione per i ritardi nei pagamenti, specialmente per le piccole e medie imprese, proponendo potenzialmente un limite massimo di 30 giorni per i pagamenti. Questo cambio normativo mirerebbe a sostenere la competitività delle imprese e a ridurre il numero di fallimenti aziendali, spesso causati da ritardi nei pagamenti delle fatture. Tuttavia, le asimmetrie in Italia restano numerose, come dimostra la media nazionale di pagamenti commerciali e il divario regionale e di settore nella puntualità dei pagamenti.

 

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