Gli studenti italiani ripudiano la mafia, ma cresce la loro sfiducia verso le classi dirigenti politiche. Emerge dalla 16° indagine sulla percezione del fenomeno mafioso promossa dal Centro studi “Pio la Torre”, realizzata con il patrocinio del ministero dell’Istruzione. La considerazione della maggioranza di chi ha risposto al questionario è quella che “la mafia appare più forte dello Stato”.
C’è stata la domanda che indaga la fiducia sul voto nell’influenzare il mondo della politica. Le risposte “abbastanza” e “molto” rappresentano le risposte di quasi i due terzi dei giovani coinvolti nell’indagine (rispettivamente 41,09% e 31,24%). “Il ripudio della mafia da parte dei giovani – afferma Vito Lo Monaco, presidente emerito del Centro Studi – è in quanto fenomeno criminale che condiziona la vita politica, la democrazia e lo sviluppo socio-economico di tutto il Paese. Contestualmente cresce la sfiducia verso le classi dirigenti politiche, soprattutto quelle locali ritenute responsabili della persistenza e riproduzione della mafia”.
Per molti giovani le organizzazioni criminali, infine, cavalcano i fenomeni migratori. In tutto 1.431 gli studenti delle scuole superiori del territorio nazionale che hanno partecipato all’indagine. Dai risultati emerge che per il 62,61% dei giovani coinvolti non esiste un legame fra organizzazioni di stampo mafioso e immigrazione. Mentre il 37,39% è di tutt’altra opinione. Grande fiducia nei confronti dei loro insegnanti grazie ai quali hanno appreso che cosa siano la mafia, la legalità e la Costituzione Italiana. Ma anche nei magistrati e nelle forze dell’ordine le cui azioni di contrasto antimafia, anticorruzione e antiviolenza diventano esempio da seguire. Ma è fondamentale la percezione che gli studenti hanno nei confronti della politica.
“Alla luce della crescente astensione riscontrata in occasione delle elezioni politiche ed amministrative del 2022 e 2023 – sottolinea Loredana Introini, presidente del Centro Pio La Torre – abbiamo inserito due domande. Erano specifiche per indagare il modo in cui i giovani rappresentano la partecipazione politica e quanta fiducia ripongano nell’esercizio del voto per influenzare la politica”. Rispetto ad alcune delle diverse modalità di partecipazione attiva, grande rilievo è stato dato all’attività sociale e di volontariato (44,58%). Segue la partecipazione a partiti o movimenti politici (42,56%). Si tratta in entrambi i casi, tanto nell’ambito del terzo settore quanto in quello più propriamente della politica formalmente intesa, di manifestazioni di “cittadinanza attiva vissute come espressione di un’azione di gruppo”.