“Mauro tutt’oggi è in ospedale dopo otto mesi. Io ho dedicato ogni giorno della mia estate per stare con lui. Mi ha detto di godermi la mia laurea e l’estate, ma come posso lasciare un fratello come lui?”. Michele Glorioso è il fratello di Mauro, lo studente palermitano colpito in testa da una bicicletta lanciata da un gruppo di cinque giovani dalla balaustra dei Murazzi nel gennaio di quest’anno. Ha deciso di sfogare la sua rabbia in un post su Instagram, dove ha chiesto giustizia per Mauro.
L’appello
“Il 7 settembre si svolgerà l’udienza preliminare nei confronti di tre minorenni accusati del tentato omicidio di mio fratello. Ho compreso che c’è la possibilità che venga concessa la messa alla prova- Questo significa che usciranno dal carcere senza nemmeno aver chiesto scusa. Io mi chiedo, ma davvero può essere permesso ciò a tre ragazzi che hanno quasi ucciso mio fratello?”.
Gli interrogatori
Dopo gli interrogatori dell’11 luglio, i legali dei tre adolescenti hanno chiesto la messa alla prova per i loro assistiti. Ancora oggi infatti i tre restano in carcere, ma dopo giovedì il processo potrebbe essere sospeso e gli indagati potrebbero accedere a un progetto rieducativo alternativo alla detenzione, da svolgersi in comunità. Sulla possibilità di applicare questo istituto giuridico la Procura ha espresso parere negativo, mentre il gup ha affidato ai consulenti degli approfondimenti psicologi-psichiatrici. Secondo la procuratrice Emma Avezzù, infatti, dalle risposte evasive dei tre giovani, così come dal comportamento tenuto dopo il gesto e immortalato dalle telecamere di sorveglianza, non sarebbero emersi segni di pentimento.
Quella sera di gennaio Mauro, trasferitosi a Torino per studiare Medicina, era in coda davanti a un locale sulla banchina del Po e fu colpito in testa da una bici scaraventata con forza dalla balaustra sul lungo Po Cadorna, dieci metri più su. A causa delle lesioni, apparse da subito gravissime, il giovane ha passato 120 giorni in rianimazione e riportato lesioni gravissime a braccia e gambe. Secondo quanto riferito dai genitori a inizio giugno, il ragazzo non sarà più in grado di camminare con le proprie gambe.
La reazione del legale degli indagati
“Pur comprendendo il giusto e doloroso sfogo di chi è rimasto vittima di un gesto sconsiderato ed irrimediabile, voler sovrapporre e confondere l’esigenza di giustizia con l’aspettativa di una pena retributiva e severa non risolve il problema e non fa altro che aumentare il dolore di tutti senza rimedio per nessuno”. E’ il commento dell’avvocato Domenico Peila al video di Michele Glorioso, fratello dello studente universitario palermitano gravemente ferito dalla bici scagliata da un gruppo di ragazzi ai Murazzi del Po, a Torino, il 21 gennaio scorso. Nel filmato, su Instagram, Michele Glorioso si dichiara contrario all’ipotesi della messa alla prova: “mi chiedo – dice – come può essere permesso a tre ragazzi che quasi ucciso mio fratello di continuare a vivere come se niente fosse” Peila è uno dei difensori dei tre minorenni, accusati di tentato omicidio, per quali domani si terrà l’udienza preliminare, al Tribunale dei minori di Torino. “Gli eventuali percorsi di recupero alternativi alla pena previsti dal rito minorile – nello specifico la messa alla prova – che il Tribunale dovrà valutare – prosegue l’avvocato Peila – sono cosa diversa dalla libertà e nulla hanno a che vedere in concreto con quanto si dice. Essere eventualmente messi alla prova con limitazione della libertà personale per un adolescente è cosa ben più dura e difficile che restare in carcere aspettando il fine pena senza alcuna prospettiva di recupero”.
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