Perquisizione a casa del cronista di ”Repubblica’ Salvo Palazzolo che ha rivelato la chiusura dell’indagine sul depistaggio del pentito Vincenzo Scarantino sulla strage Borsellino.

Su disposizione della Procura di Catania, si legge sul sito di Palermo del quotidiano, è stato sequestrato un telefono cellulare ed è in corso una perquisizione della casa del cronista e un controllo del suo computer personale.

Palazzolo è indagato per rivelazione di notizie dopo l’articolo con il quale a marzo diede atto della chiusura dell’indagine sui poliziotti accusati di avere creato ad arte il pentito Vincenzo Scarantino nell’ambito della strage di via D’Amelio a Palermo.

L’inchiesta, si è appreso, è coordinata dal Procuratore Carmelo Zuccaro e, sebbene sia indagato al momento soltanto Palazzolo, la competenza è radicata a Catania anche per la sola ipotesi che possa essere coinvolto un magistrato di Caltanissetta.

Le indagini sono state delegate ai carabinieri della Pg della Procura etnea e a personale specializzato della polizia postale Sicilia Orientale di Catania.

Il gruppo siciliano dell’Unci (Unione nazionale cooperative italiane) esprime solidarietà al collega Salvo Palazzolo, cronista del quotidiano La Repubblica, nei cui confronti è stata disposta una perquisizione dalla Procura di Catania.

“Ci risiamo – ha detto il vice-presidente nazionale dell’Unci, Leone Zingales – ormai il lavoro di cronista comporta queste difficoltà. La libertà di informare sembra un lontano ricordo in Italia. Chiediamo alle autorità competenti di fare chiarezza in tempi brevissimi. Salvo Palazzolo ha semplicemente svolto il proprio compito: ha trovato una notizia e l’ha pubblicata.

Denunciamo ancora una volta la limitazione a cui deve fare fronte giornalmente il diritto-dovere di cronaca nel nostro Paese”. Per il presidente dell’Unci Sicilia, Andrea Tuttoilmondo, “il dovere del cronista è quello di cercare le notizie e di pubblicarle affinchè l’opinione pubblica possa in questo modo formare la propria coscienza critica. Salvo Palazzolo, al quale va la vicinanza del Gruppo siciliano, con il suo lavoro incarna esattamente lo spirito di questo giornalismo al servizio della collettività che va difeso e tutelato”.(ANSA).
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“Sconcerto e forte preoccupazione” sono espressi dall’Ordine dei giornalisti di Sicilia e dell’Assostampa Siciliana per la decisione della Procura di Catania di indagare il giornalista di Repubblica Salvo Palazzolo per rivelazione di notizie. E’ stata disposta una perquisizione nella sua casa, durante la quale è stato controllato il suo computer. A Palazzolo è stato anche sequestrato il telefono cellulare.

“Non si può trattare un giornalista come un criminale – affermano in una nota congiunta Odg e Assostampa Sicilia – agli occhi dei magistrati di Catania Palazzolo è ‘colpevole’ di avere fatto bene il proprio lavoro, di essersi occupato con scrupolo e con la serietà che gli è riconosciuta da tutti, della vicenda del depistaggio nelle indagini per la strage di via D’Amelio in cui morirono il giudice Borsellino con i suoi uomini della scorta.

Ciò che viene contestato in particolare al cronista di Repubblica – sottolineano Odg e Assostampa Sicilia – è l’avere pubblicato a marzo scorso un articolo con cui informava della chiusura dell’indagine sui poliziotti accusati (tre sono gli indagati) di avere creato ad arte il pentito Scarantino, inducendolo a rendere false dichiarazioni sulla strage che costò la vita al giudice Borsellino. La notizia c’era, il collega, dandola, ha solo fatto il proprio dovere di cronista, cui va riconosciuto, tra l’altro, il diritto alla tutela delle proprie fonti”. L’Ordine dei giornalisti di Sicilia e Assostampa, nello “schierarsi al fianco del collega Palazzolo a cui esprimono massima solidarietà, respingono ogni tentativo di condizionare la libertà di stampa e il diritto dei cittadini ad essere informati correttamente”.

E ricordano che, conclude la nota nota congiunta, “specie in una vicenda come quella della strage di via D’Amelio non serve alimentare altro clamore e polemiche, ma procedere con rigore verso l’accertamento della verità. E i giornalisti, come Palazzolo, con rigore e professionalità stanno facendo la loro parte e ci auguriamo possano continuare a farlo senza alcun timore”.

“Ancora un giornalista indagato per aver dato una notizia. Cioè per aver svolto il proprio dovere di informare i cittadini. Questa volta è successo a Palermo, al cronista di Repubblica Salvo Palazzolo, la cui casa è stata perquisita, il cui telefono è stato sequestrato, il cui computer è stato passato al setaccio”.

Lo affermano la Federazione nazionale della Stampa italiana e l’Associazione Siciliana della Stampa che “sono al fianco del collega Palazzolo, a cui la procura di Catania contesta di aver ‘rivelato notizie’ nell’articolo con cui a marzo diede atto della chiusura dell’inchiesta sul depistaggio del pentito Vincenzo Scarantino nell’ambito delle indagini sulla strage Borsellino”.

“È in corso in tutta Italia un attacco durissimo contro la libertà di informazione e contro i cronisti liberi che con il loro lavoro garantiscono ai cittadini il diritto ad essere informati. La perquisizione e il sequestro del telefono, oltre che l’accesso ai dati contenuti nel computer, rappresentano una grave violazione del diritto alla tutela delle fonti e del segreto professionale. Le fughe di notizie e le presunte violazioni del segreto istruttorio non possono essere contestate ai giornalisti, il cui dovere è quello di pubblicare tutto quello che ha rilevanza per l’opinione pubblica, non certo quello di nascondere le notizie. Chiediamo alle autorità di fare subito chiarezza su quanto accaduto e torniamo a sollecitare al governo un intervento deciso e risolutivo a tutela del segreto professionale”, commenta il sindacato.

“Definire inaccettabile l’ennesima perquisizione a danno di un cronista, nel caso specifico Salvo Palazzolo di Repubblica è il minimo che si possa fare, ma non basta, così come non è sufficiente condividere parola per parola il comunicato della Fnsi e dell’Associazione siciliana della stampa”.

Lo afferma il presidente dell’Odg, Carlo Verna. “Per verificare tutte le iniziative possibili – prosegue – sarò a Palermo per incontrare Palazzolo il prossimo 25 settembre. Sarà anche l’occasione per parlare ai colleghi della non rinviabile riforma dell’Ordine e dei possibili provvedimenti legislativi a tutela del segreto professionale”