Ore 16.58, un minuto di silenzio per ricordare le vittime della strage di via D’Amelio. Sono ormai passati 29 anni dal boato sordo che uccise il giudice Paolo Borsellino ed i cinque agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. C’è anche tensione all’ingresso di via d’Amelio non riconoscono e non fanno passare la sorella di Vincenzo Li Muli.
Palermo, e non solo, ricorda, il sacrificio e la strage. E lo fanno anche i parenti delle vittime e chi è sopravvissuto.
C’è anche qualche tensione all’ingresso di via d’Amelio: non riconoscono e non fanno passare la sorella di Vincenzo Li Muli. Ci sono voluti oltre dieci minuti prima di essere riconosciuta come parente di una delle vittime. Difficoltà dovute al limite di 200 persone imposto per le norme anti covid19. Tanta gente presente fuori.
La sorella di un’altra vittima, Agostino Catalano, invece, ha rimproverato i palermitani che non partecipano in massa alla commemorazione di Via D’Amelio.
Luciano Traina, fratello di Claudio, uno dei cinque agenti della scorta del giudice che morì a 26 anni, ha sottolineato: “29 anni non è cambiato nulla perché da 29 anni ad oggi, tutti, i ministri che si sono succeduti hanno fatto solo promesse. Promesse e promesse. Invece di dare, hanno tolto. Lo vediamo col carcere ostativo, col 41 bis, lo vediamo con tutto. Aiutiamo quei magistrati che hanno veramente voglia di lavorare e che rischiano giorno dopo giorno la vita e la pelle. Noi siamo affianco a loro come familiari, come cittadini come legalità”.
Antonino Vullo, l’unico agente sopravvissuto all’eccidio ricorda quanto accaduto: “Il ricordo è sempre lo stesso, è sempre uguale. Il ricordo del più grande dolore, di grande sacrificio e di grande delusione. Perché abbiamo visto dopo quello che è successo in questo teatro che la delusione e la rabbia ha accompagnato questi 29 anni della nostra storia”.
E continua parlando di come sia cambiata la sua vita: “è cambiata tantissimo la mia vita, non solo la mia ma anche quella della mia famiglia: il mio malessere non sono riuscito a trattenerlo per me ma l’ho trasmesso, mio malgrado, alla mia famiglia. Questa è una situazione che veramente mi dà tanto dolore e tanta tristezza”.
Vullo conclude: “Purtroppo è una cosa che nasce spontanea, la colpa è un altro sentimento che mi fa stare veramente male perché purtroppo inconsciamente prende il sopravvento su quello che ho vissuto qui e quando sono accanto le famiglie delle vittime – anche se loro ringrazio veramente che mi trattano soprattutto Luciano, Tommaso, come un fratello con tutto ciò che sto bene accanto a loro – quel sentimento di essere l’unico sopravvissuto è sempre un dolore profondo”.
Il sindaco Leoluca Orlando conferisce la cittadinanza onoraria alla Polizia. “Accanto all’albero della Pace – sottolinea il primo cittadino – per ricordare Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina per ricordare poliziotti e poliziotte che hanno dato la loro vita per la liberazione della città e del Paese dall’egemonia mafiosa”.