Il Dc9 Itavia precipitato nel mare di Ustica il 27 gennaio del 1980 portando con se 81 persone fra passeggeri ed equipaggio, fu centrato da un caccia statunitense che stava ingaggiando una battaglia aerea con i mig libici di scorta al volo che trasportava il leader Libico di allora, il colonnello Gheddafi.

Un atto di guerra in tempo di pace

Fu un atto di guerra in tempo di pace e da allora si è assistito ad una infinita sequenza di depistaggi, occultamenti delle prove, cancellazioni di tracciati radar e così via  per impedire che si potesse risalire alla verità. Lo afferma senza mezzi termini l’Espresso che domani esce in edicola con la copertina dedicata proprio alla strage di Ustica.

Una collisione in volo con un caccia USA

La ricostruzione dell’Espresso arriva a sostenere che ci fu un urto fra un caccia della portaerei Saratoga, che in quelle ore incrociava nel mar Tirreno e il velivolo di linea. Un urto che deformò l’ala. Fra i resti dell’aereo c’è l’ala deformata, tracce del blu dei caccia di quella portaerei e di avio carburante del tipo usato proprio su quei caccia. Dunque una collisione. Nessuna bomba, nessun missile, nessun cedimento strutturale nonostante questa tesi abbia portato la compagnia aerea Itavia al fallimento.

L’editoriale

“Con questa inchiesta intendiamo rendere un tributo doveroso a coloro che hanno perso la vita e ai loro cari – conclude il direttore del periodico – Riabilitiamo altresì la reputazione di Itavia, la compagnia aerea che inizialmente tentò di mantenere la sua operatività, ma fu screditata con la tesi del ‘cedimento strutturale’, poi risultata falsa” dice il direttore dell’Espresso Emilio Carelli nell’editoriale del numero che sarà in edicola domani.

Inchiesta penale archiviata per la seconda volta

L’ultima ricostruzione arriva, però, quando l’inchiesta penale è ormai stata archiviata per la seconda volta per l’impossibilità di risalire alla verità