“Non dimenticherò mai il volto del bambino”. E’ quanto ha detto nel corso dell’udienza davanti alla corte d’assise di Palermo la marescialla dei carabinieri che per prima è entrata nella villa dell’orrore ad Altavilla Milicia. Era l’una di notte dell’11 febbraio di un anno fa. Nel processo sulla strage è stata sentita come testimone la prima carabiniera entrata dopo il massacro nella villetta della famiglia Barreca, dove erano stati uccisi Antonella Salamone e i figli Kevin ed Emmanuel.

Era arrivata dalla sala operativa la telefonata di Giovanni Barreca dove confessava di aver sterminato la famiglia. Un’auto dei carabinieri lo ferma a Casteldaccia. È lo stesso Barreca ad accompagnare i carabinieri fino alla villetta. Il cancello era aperto. La marescialla è la prima ad entrare. Vede in una stanzetta il corpo del piccolo Emmanuel, cinque anni, supino, coperto da un telo nel soggiorno con gli altri legati. Il cadavere di Kevin, 16 anni, hanno entrambi segni di sevizie. In un’altra stanzetta invece c’è la figlia, allora diciassettenne di Barreca.

Si era svegliata per il trambusto. E’ stata accompagnata in ambulanza e parla subito di Sabrina fino a Massimo Carandente, la coppia che avrebbe dovuto liberare dal diavolo la famiglia, racconta anche le torture subite dalla mamma, il cui corpo è stato bruciato e seppellito dietro casa.

Questa volta in aula ascoltano ci sono i tre imputati. Carandente, ha lo sguardo perso nel vuoto. Sabrina Fina è l’unica dei tre che segue quanto avviene in aula. Barreca è assente e guarda sempre verso in basso. I carabinieri durante il primo sopralluogo hanno trovato la tavola apparecchiata per un commensale, un piatto, una posata e un bicchiere con su scritto Gesù.
Poi è la volta dei medici legali Davide Albano e Mario Spanò.

Secondo quanto da loro accertato e in base alle testimonianze raccolte la prima a morire sarebbe stata la mamma Antonella Salamone. Il delitto potrebbe essere avvenuto tra il 6 e 7 febbraio. Poco dopo tra il 7 e il 9 febbraio sarebbe morto il piccolo di 5 anni Emmanuel tra atroci torture.

Il suo corpo presentava segni di decomposizione. Infine tra il 9 e il 10 febbraio sarebbe stato ucciso Kevin. I carabinieri hanno raccontato che quando sono entrati hanno trovato ancora fumante il luogo dove sarebbe stato bruciato il corpo della mamma. L’ultimo atto dell’orrore.

“Mi sento in colpa per non averli fermati – ha detto alla fine dell’udienza Sabrina Fina – Per me è un dolore immenso e non meritavano di fare questa fine. Io non sono responsabile di queste morti. Sono stata manipolata”.