E’ imputabile e capace di intendere di volere la figlia di Giovanni Barreca accusata dell’omicidio della madre Antonella Salamone e dei fratelli Kevin e Emanuel avvenuto nel corso di un rito per scacciare il demonio tra l’8 e il 10 febbraio del 2024 nella villetta degli orrori di Altavilla Milicia in provincia di Palermo.
Lo ha deciso il gip del tribunale per i minorenni Nicola Aiello dopo la perizia di un neuropsichiatra infantile di Roma disposta per valutare la capacità della giovane. “A casa c’erano i demoni”, ha raccontato la giovane.
Ha parlato anche di Massimo Carandente e Sabrina Fina, la coppia di Palermo, arrestata per il massacro insieme a Barreca e la figlia: “Loro due hanno fatto le torture per liberare la villetta dal diavolo”. La requisitoria è fissata per il prossimo 6 marzo.
Tre giorni fa il rinvio a giudizio degli altri imputati
Appena tre giorni fa, nell’altro processo, quello che si svolge davanti al tribunale di Termini Imerese, il gip Gregorio Balsamo ha rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio volontario il padre Giovanni Barreca, e la coppia di santoni Sabrina Fina e Massimo Carandente. Tutti devono rispondere della medesima strage di Altavilla Milicia.
In quella sede Il gup non ha solo deciso il rinvio a giudizio ma ha anche revocato il trasferimento di Giovanni Barreca in una Rems (residenza esecuzione misure sicurezza), disponendo il ritorno in carcere del principale imputato di quegli orrori. Di fatto è stata accolta la richiesta della procura che si era opposta alla scarcerazione dovuta alla semi infermità mentale sostenendo chiedendo, proprio, di riportare in carcere l’ex muratore.
La ricostruzione della pubblica accusa
La ricostruzione della Pubblica accusa in base alla quale è stato chiesto il rinvio a giudizio descrive un quadro di orrori senza fine. La prima a morire fu la madre. Venne uccisa e il suo corpo bruciato e seppellito in giardino. Il figlio più grande fu stato seviziato e morì per asfissia da incaprettamento mentre a uccidere il più piccolo sarebbe stata l’aria bollente di un phon premuto in gola che gli avrebbe ha bruciato i polmoni.
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