Una morte, quella degli operai di Casteldaccia, dovuta ad un errore. Non loro, ma di qualcuno che li ha indotti ad entrare in quella cisterna risultata poi mortale. Secondo quanto scrive Repubblica Palermo, i periti nominati dalla procura di Termini Imerese hanno spiegato cosa sia accaduto nell’impianto di sollevamento di Casteldaccia pochi minuti prima delle ore 13,30 del 6 maggio e qual è stata la dinamica degli eventi che hanno portato alla tragedia che è costata la vita ai cinque operai,Epifanio Assazia, Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, Ignazio Giordano e Giuseppe La Barbera, morti soffocati dalle esalazioni velenose dell’idrogeno solforato durante un’operazione di spurgo di un tratto della condotta fognaria.
Dal 24 maggio lavorano i torinesi Ivo Pavan, docente universitario di Chimica industriale, e l’ingegnere chimico Maurizio Onofrio. I due consulenti hanno tempo 90 giorni, fino a fine agosto per depositare la relazione finale. Nell’arco di pochi secondi, secondo quanto scrivono, la la cisterna interrata è passata da una condizione di sicurezza con i liquami e l’idrogeno solforato all’interno del sistema a tenuta stagna di tubazioni e pompe dell’impianto di sollevamento ad un ambiente saturo di gas velenoso e con 80 centimetri di acque nere sul fondo della vasca. Un evento improvviso che dalle prime indiscrezioni si è verificato “per una o più azioni” su diversi elementi dell’impianto. Non ci sarebbe stato alcun malfunzionamento o cedimento.
La partita sulle responsabilità e sulle mancanze della catena di appalti e subappalti procede con altri due indagati oltre a Rotolo, Il contitolare della ditta Quadrifoglio Nicolò Di Salvo e il responsabile della Tek Giovanni Anselmo. A tutti, per ora vengono contestati i reati di omicidio colposo plurimo e lesioni gravissime per il ferimento del sesto operaio, Domenico Viola, uscito nelle scorse settimane dalla terapia intensiva.Anche i medici legali che hanno eseguito le autopsie sono ancora al lavoro.