Antonella Salamone è stata uccisa dai suoi due figli più grandi. Dopo una settimana di torture e privazioni la primogenita e il fratello Kevin l’hanno presa a calci mentre era legata sul pavimento della cucina della villetta di Altavilla Milicia, ormai allo stremo delle forze. Per gli inquirenti sono stati loro a darle il colpo di grazia dopo giorni di torture inferte dai figli, dal marito Giovanni Barreca e dalla coppia palermitana Sabrina Fina e Massimo Carandente. Un elemento finora non emerso nella ricostruzione della strage di febbraio. Una mattanza che ha visto Kevin, 16 anni, passare da torturatore a vittima, anche lui seviziato e ucciso dopo la madre. Con loro è stato massacrato anche il piccolo di casa Barreca, Emanuel di soli 4 anni. Padre, figlia primogenita e la coppia diabolica volevano scacciare i demoni dai corpi della donna e dei due ragazzi.

L’omicidio di Emanuel

Emanuel è stato ucciso subito dopo la madre per asfissia. La primogenita nella prima udienza del processo che si sta celebrando con rito abbreviato davanti al gup del tribunale per i minorenni Nicola Aiello ha raccontato che hanno schiacciato il piccolo Emanuel per far uscire i demoni dal petto. Per tre ore la ragazza ha risposto alle domande della procuratrice per i minori Claudia Caramanna.

La freddezza della figlia

Fredda e distaccata, ha ripercorso i dieci giorni di orrore vissuti nella casa di Altavilla, con la coppia di palermitani a orchestrare le torture per scacciare il demonio. Non ha pianto, ha persino scherzato su questi mesi trascorsi nell’istituto di pena per minorenni di Roma e ha chiesto di poter mangiare un cannolo, di cui aveva molta nostalgia. Ha descritto il rapporto molto stretto con Sabrina Fina, con cui dormiva nel divano letto del soggiorno nei giorni delle torture. Ha raccontato che dopo la morte della madre e dei due fratelli il rapporto con Massimo Carandente e Sabrina Fina è cambiato.

Da vittima a carnefice

Da pupilla della coppia sarebbe diventata anche lei un’indemoniata da sopprimere. Sul perché è stata risparmiata dal padre e dai due palermitani restano molti dubbi. La giovane non ha saputo spiegare il motivo per cui il massacro si è interrotto sabato 10 febbraio. Ha confermato in aula di essere andata a letto in camera sua e di essersi addormentata tranquillamente. Fino all’arrivo dei carabinieri.

Assenza di pentimento

Dopo mesi di reclusione, di colloqui con l’equipe di psicologi che la segue dal giorno dell’arresto, la ragazza non ha mostrato segni di pentimento: ha continuato a ripetere che quanto successo era sbagliato ma andava fatto per cacciare i demoni. Nella prossima udienza il gup Nicola Aiello chiederà una perizia psichiatrica sull’imputata per omicidio plurimo aggravato e soppressione di cadavere.

Manipolazione e stato mentale

Quanto accaduto nella villetta degli orrori potrebbe non essere solo conseguenza della manipolazione da parte della coppia palermitana. In ogni caso la complessità del caso impone una valutazione anche clinica dello stato mentale dell’imputata. Anche per suo padre Giovanni Barreca è in corso la valutazione psichiatrica sulla sua capacità di intendere e volere. L’ha richiesta alcuni mesi fa il suo difensore Giancarlo Barracato e nelle scorse settimane è stata eseguita con le modalità dell’incidente probatorio davanti al gip del tribunale di Termini Imerese.

L’accusa e le indagini

Barreca, Fina e Carandente, tutti arrestati l’11 febbraio, sono accusati di omicidio plurimo e soppressione di cadavere dalla procura di Termini Imerese. A loro non è ancora stato notificato l’avviso conclusione indagini. I pm attendono i risultati della perizia. Nel frattempo, l’analisi dei tabulati telefonici smentisce la difesa di Massimo Carandente e Sabrina Fina, che hanno sempre dichiarato di non essere stati presenti nei giorni delle torture. Gli accertamenti tecnici richiesti dai pm termitani confermano invece la presenza dei telefoni agganciati alle celle che coprono la villetta degli orrori. Esattamente quanto raccontato da Barreca e dalla figlia, entrambi rei confessi.

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